Alta velocità Torino-Lione, grande assente

Al rallentatore. Non decolla la trattativa per rivedere la suddivisione del finanziamento dell'opera.

Roma chiede di tornare a una ripartizione più equilibrata dopo l'accordo del 2004 che accollò all'Italia il 63% del costo del tunnel

 

di Giorgio Santilli da Il Sole 24 ore del 27/4/11 – pag. 10

 

Quello di ieri tra Italia e Fran­cia non era un vertice bilaterale classico, con l'intera delegazione di governo da una parte e dall'altra. Non di meno colpisce l'assen­za totale del dossier Torino-Lio­ne, che in più di un'occasione, ne­gli anni passati, è stato uno dei piatti più ricchi di questo genere di incontri. Non mancano, per al­tro, le occasioni e i temi di con­fronto sull'infrastruttura che do­vrebbe portare alla realizzazione del nuovo tunnel del Frejus: da mesi infatti la commissione inter-governativa e i tavoli tecnici tra i due Paesi lavorano a un riequilibrio del piano finanziario richie­sto dall'Italia.

 

Un accordo sottoscritto il 5 maggio 2004 proprio daBerlusconi e dall’allora ministro delle In­frastrutture, Pietro Lunardi, con il premier francese Jean Pierre Raffarin e il ministro Gilles de Robien, aveva previsto – per rilanciare l'opera impantanata e vincere le resistenze transalpine - che l'Italia si accollasse il 63% del co­sto della tratta comune interna­zionale contro il 37% dei francesi. Allora quel costo era 6,7 miliardi, l'Italia se ne sarebbe accollati 4,2 contro i 2,5 dei Francesi. Oggi viag­gia oltre i nove e il Tesoro italiano non ha disponibilità per coprire quel costo. Da qui la richiesta ita­liana di tornare alla divisione tra­dizionale 50-50.

 

In una videoconferenza dello scorso febbraio tra il ministro Matteoli e il sottosegretario ai tra­sporti Mariani, è stata ribadita la volontà delle due parti di andare avanti. I francesi, però, non sono disponibili a rivedere l'accordo sul finanziamento e ripropongono, semmai, la «fasizzazione» che già in passato costituiva la roccaforte transalpina: se lo sforzo fi­nanziario è eccessivo, si divida il lavoro in più fasi, cominciando con il finanziare e il realizzare so­lo una delle due canne del traforo.

 

L'Italia si è sempre opposta a que­sta posizione, considerandola un diversivo per rallentare l'opera. La trattativa va avanti, ma uno sbocco è difficile da immaginare. Sul versante italiano intanto si prova ad andare faticosamen­te avanti. Ieri è iniziata alla Pre­fettura di Torino la maratona dei sindaci dei Comuni interessati all'opera, una quindicina, per una primo esame del progetto preliminare della tratta naziona­le presentata da Rfi il 28 marzo, in vista d'ella Conferenza dei ser­vizi indetta dalla Regione Piemonte il 27 maggio quando i sin­daci potranno avanzare le loro osservazioni formali.