Giaglione: stop al check-point per Fatima

A bagnare l’orto con la scorta dei carabinieri: cronache dal Mulino di Clarea

 

di Claudio Rovere da Luna Nuova del 8/7/11 – pag. 5

 

Giaglione - Simone Ansaldi e la moglie Nihurka Fatima Ipenza quando hanno deciso dopo la morte di Aldo Bar, "Aldo Melin", nonno di Simone, avvenuta nel 2008, di mantenere viva la piccola casa ristrutturata vicino al mulino di famiglia di borgata Mulino di Clarea, continuando anche a coltivare il vicino orto, certo non pensavano di finire in mezzo ad una guerra, quella scatenatasi intorno al cantiere della Maddalena. Un conflitto che la scorsa settimana, lunedì e domenica, ha vissuto le sue prime due battaglie e che si preannuncia, visto il clima che si respira intorno alla vicenda, ancora molto lungo.

 

Se è vero che la prima vittima di ogni guerra, anche e soprattutto adesso che i conflitti si combattono molto sul fronte mediatico, è la verità, non tanto meglio è invece andata proprio a quell'orto circon­dato dai ruderi di un mulino, da castagni secolari e, da una decina di giorni a questa parte, da centinaia di poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa. La linea del fronte va e viene, ma l'unica cosa certa è che quella casa patrimonio di famiglia e quell'orto bisognoso di cure e di acqua sono off-limits. Una situazione difficile da mandare giù, in particolare per Fatima, che a quel pezzo di terra dove coltiva ogni ben di Dio tiene tan­tissimo. «Capisco che le nostre esigenze siano briciole rispetto a tutta la vicenda - precisa - ma Mulino di Clarea è fuori dall'area del cantiere e nel territorio dì Giaglione, non di Chiomonte, al di qua del torrente, perché allora bloccarla come la Maddalena?».

 

La domanda è legittima, ma da sola non ha smosso le forze dell'ordine. Il primo stop al check-point situato in località Pinet, sulla strada che da borgata San Giovanni raggiunge la zona, è arrivato martedì scorso, il giorno successivo allo sgombero del presidio No Tav. «Il giorno prima avevo visto l'inferno di fumo dei lacrimogeni scatenato sulla Maddalena ed allora mi sono preoccupata, ho preso la macchina con l'intenzione di andare a controllare le condizioni di casa e orto, ma arrivata a Pinet mi sono trovata di fronte carabinieri e blocchi di cemento», ricorda Fatima.

 

La grintosa donna di origini peruviane chiede ed ottiene di parlare con un respon­sabile, che però appare subito irremovibile: «Non può passare». Alle insistenze di Fatima aggiunge un «sta perdendo il suo tempo signora, non può passare». Ma Fatima, originaria di Abancay, città a cinque ore di auto da Cuzco, l'antica ca­pitale Inca, è un donna che non demorde, cresciuta in fretta dopo la morte del padre, avvenuta quando aveva 15 anni, ed abi­tuata a condurre camion tra Lima e la sua città, presa nella morsa fra le imboscate di Sendero luminoso ed i check-point dell'esercito regolare. «Mi sono impuntata ed a furia di rinfacciare loro il fatto che dovevo andare a bagnare il mio orto per non lasciare morire le verdure alla fine, dopo circa un 'ora, hanno acconsentito, lasciandomi passare».

 

Senza tuttavia fidarsi troppo, visto che le affibbiano due angeli custodi in tenuta antisommossa per controllare da vicino le operazioni nel piccolo appezzamento di terra. «I due carabinieri non mi hanno perso di vista un secondo; uno era più disponibile, ha anche giocato con Elrond, il mio primogenito, con i gusci di noce raccolti vicino all'orto, all'altro invece non è sfuggito neppure un sorriso». La donna irriga l'orto con la bealera del mulino che pesca l'acqua a monte nel Clarea, poi lega le piantine di pomodoro ai loro tutori; operazioni che richiedono un certo tempo, così dal check-point arriva una telefonata per capire quanto ci vorrà ancora. Ma i due carabinieri tranquillizzano Fatima: «Signora, faccia con comodo, qui si sta così bene...».

 

Ma i lavori dell'orto non si esauriscono certo in una sola giornata, così che Fatima torna in val Clarea sabato, alla vigilia della grande manifestazione nazionale che ha intenzione di stringere d'assedio il fortino della Maddalena. Questa volta ad acco­glierla al check-point Pinet si è aggiunto il filo spinato ed i poliziotti di servizio non si dimostrano molto accondiscendenti. La donna rispiega la sua situazione ma non c'è santo che tenga, «anzi, uno di loro, con accento meridionale, quando mi sono un po' alterata per ottenere quello che secondo me è un mio diritto, mi ha urlato testuali parole, "Ouh, non alzare la voce, torna da dove sei venuta"». Aggiungen­do, categorico, di «tornare domani». Così mestamente Fatima torna sui suoi passi e per la prima volta fa i conti con la durezza della militarizzazione della zona.

 

Ma non si scoraggia e l'indomani ovviamente ritorna. E' il giorno della seconda battaglia della Maddalena, lei e il marito Simone come migliaia di manifestanti poche ore prima, nel tardo pomeriggio, salgano alla Tzareina per ridiscendere ai Mulini lungo il Clarea. «Sono stata da poco operata ad un ginoc­chio e non è stata una scarpinata da poco, ma era l'unico modo per raggiungere casa nostra». Dopo aver terminato i lavori dell'orto accende la stufa per cuocere un torta è subito l'elicottero della polizia che per tutto il giorno ha volteggiato nei cieli della Maddalena si abbassa per capire cosa sia quel fumo che esce dal camino, mentre una decina di poliziotti ha osservato da lontano le operazioni agricole dei due.

 

In poche parole, una situazione davvero poco piacevole per una coppia che ha deciso di rinverdire la tradizione del nonno Aldo Melin, l'ultimo a fare il vino di avanà in purezza fino a pochi anni fa nella vigna dei Mulini. «Un po' lo facciamo per passione, un po 'per tradizione di famiglia, e poi fino alla scorsa settimana le nostre tre piccole pesti, Elrond, 7 anni, Chaska, 5, e Naira, 3, loro sì dei veri "anarchici", potevano scorrazzare liberamente nei prati vicino a casa, era il luogo ideale per i loro giochi e per la loro vivacità, adesso tutto questo non è più possibile, abbiamo trovato un cancello sfondato e le porte di casa aperte». Così lunedì hanno esposto il loro problema anche in municipio, ma gli amministratori hanno allar­gato sconsolati le braccia. «L'unica cosa che ci hanno consigliato di fare è rivolgersi al Prefetto...». Intanto il fronte della Maddalena va e viene e presto, con la recinzione della parte bassa, quella del cantiere vero e proprio, si avvicinerà di nuovo ai Mulini. Che ne sarà dei pomodori e delle patate di Fatima?