MARTINAT: “Manderemo i Carabinieri”
Il Popolo delle libertà e il Tav, parla l'ex viceministro alle infrastrutture

di Massimiliano Borgia - da Luna Nuova di martedì 11/3/08 - pag. 3

Se vincerà il Popolo delle libertà finirà il dialogo aperto con valle di Susa proprio dal governo Berlusconi? Secondo Ugo Martinat, per il quale si prospetta un possibile reincarico da viceministro alle infrastrutture, sulla Torino-Lione bisogna stringere i tempi. E il tempo delle trattative sul "se" fare l'opera è finito.

«La prima cosa da fare è rimettere la Torino-Lione nella legge-obiettivo -dichiara l'ex numero due del dicastero che fu di Lunardi- Perché con la legge obiettivo possiamo avere la Valutazione d'impatto ambientale già sul progetto preliminare; se si continua sulla strada della legge ordinaria sui lavori pubblici, la Via è possibile solo sul progetto definitivo. Su un'opera di queste dimensioni, con le difficoltà tecniche che ci possono essere, mi si deve spiegare come si fa a fare una Via basata solo sul progetto di massima. Come facciamo a dare una valutazione d'impatto senza i cunicoli geognostici? Non si può fare un tunnel come il tunnel di base senza fare prima i cunicoli esplorativi. Se devo aspettare il progetto definitivo occorrono almeno altri tre o quattro anni prima di sapere a cosa si va incontro durante gli scavi. Mentre con la legge obiettivo approvata dal nostro governo il tunnel esplorativo si apre subito e il progetto definitivo si fa poi, anche in corso d'opera».

Martinat boccia anche l'ipotesi di tracciato "destra Dora".
«Per me era meglio il tracciato "Sinistra Dora". Il nuovo tracciato è stato pensato dal governo Prodi soltanto per tentare di mediare con quei sindaci che non vogliono l'opera: un'operazione che ci costa 1,6 miliardi di euro in più, ma soprattutto che penalizza un'opera che dovrà vivere per più di cento anni».

In che modo l'opera sarebbe penalizzata?
«Io penso al Corridoio 5. Se entro a Torino passando sotto corso Marche ho un tracciato che finisce per essere tutto curve, con i treni che sotto corso Marche devono andare piano. Una scelta inutile che è stata fatta solo per tentare di accontentare una minoranza».

Questa però è una scelta che è stata chiesta da Regione, Provincia, Comune di Torino, preoccupati che l'area torinese rischiasse di restare tagliata fuori dal Corridoio 5...
«E allora mi spieghino perché si deve pagare 1, 6 miliardi in più per risparmiare 50 milioni utilizzando lo scalo di Orbassano. Non hanno capito che uno scalo logistico internazionale di questo tipo ha bisogno di oltre 10mila metri quadrati di superficie? Altro che Orbassano... ».

Lei riproporrà di fare un nuovo interporto di Torino a Chivasso?
«Non c'è dubbio che lo riproporrò. Tra Chivasso e Rondissone ci sono 30 milioni di metri quadrati di campi e prati; una superficie libera che è l'unica che si possa utilizzare per un vero interporto sul Corridoio 5, senza penalizzare lo scorrimento dei treni sull'intero tracciato internazionale».

Qualunque sia il progetto la valle di Susa resta contraria. Come pensate di uscire da un impasse che è iniziato con il primo governo Prodi e si è consolidato proprio quando al governo c'eravate voi?
«Io sono per la logica democratica dove la maggioranza vince e le minoranze si adeguano. Se la maggioranza ha deciso che serve una nuova linea ferroviaria ad alta capacità da Torino a Lione anche per liberare la linea storica e renderla disponibile per i treni dei pendolari, io penso che si debba andare avanti».

Perché, secondo lei la maggioranza della popolazione della bassa valle di Susa sarebbe favorevole al Tav?
«Mi pare evidente. Il sondaggio più indicativo è stato fatto con le elezioni politiche del 2006. Se ci fosse stata una maggioranza contraria al Tav allora perché i partiti che sono contrari hanno preso solo piccole percentuali di voti anche in valle di Susa? Se la maggioranza della valle è contraria alla Torino-Lione perché hanno vinto i partiti che vogliono l'opera, sia di centrosinistra che di centrodestra? Si parla tanto di referendum tra la popolazione bene, facciamo adesso il referendum. Se davvero gli elettori della valle di Susa sono contrari al Tav allora votino per la Sinistra arcobaleno che è l'unico schieramento che si dichiara contro. Vediamo quanti voti prende Sinistra arcobaleno in valle di Susa. Questo è il vero referendum, il voto degli elettori».

Se dovesse tornare a fare il viceministro proprio alle infrastrutture come pensa di fare passare il Tav in val le di Susa?
«Intanto portando le compensazioni che è giusto che la valle abbia. Penso soprattutto all'aggancio con la metropolitana di Torino. Riproporrò il progetto di terminal della metropolitana a Rosta, con un'area di interscambio tra ferrovia e autostrada nei prati del Mauriziano. Poi le altre compensazioni».

Quali?
«Intanto le massime garanzie per la salute e l'attenzione per l'ambiente. Dicevano che saremmo morti tutti per l'amianto, ma oggi guarda caso non se ne parla più. La verità è che i No Tav dovrebbero vergognarsi per avere creato ad arte quella psicosi nell'opinione pubblica. Per lavorare in presenza di amianto basta utilizzare i sistemi di sicurezza che si adottano normalmente in questi casi. E per stoccare lo smarino i posti ci sono: lo si può portare via in treno, senza creare un via vai di camion, magari fino alla cava di Balangero che è un buco, e si può tranquillamente riempire di nuovo».

Tutto qui?
«I comuni possono avere il loro ritorno. Basta parlarsi. Per la Torino-Novara abbiamo speso 500 milioni di euro in più per le compensazioni ai comuni. Tutti hanno avuto le loro strade nuove verso le zone da sviluppare secondo i piani regolatori, le loro rotonde, i loro impianti sportivi, i loro svincoli... Soltanto di nuove strade a beneficio locale ne sono state costruite ben 132 chilometri».

E se la via d'uscita fosse l'utilizzo della linea storica?
«Sarebbe una sciocchezza, anche il quadruplicamento. Me lo devono spiegare come si fa a fare passare una linea ad alta capacità sotto la linea storica. Per spostare i binari durante lo scavo dovrei demolire i paesi».

L'Osservatorio finirà i suoi lavori il 30 giugno, più o meno nei giorni in cui il nuovo governo avrà terminato il suo insediamento. Se passate di nuovo il Tav sotto la legge obiettivo chiudete anche l'esperienza dell'Osservatorio e del Tavolo politico?
«Sia l'Osservatorio che il Tavolo di Palazzo Chigi li abbiamo istituiti noi. Lo stesso Virano lo abbiamo nominato noi per il suo passato di amministratore della Sitaf e di conoscenza dei sindaci e della valle. Ma non è detto che chiuderemo l'Osservatorio. Potremmo lasciarlo come strumento di mediazione con il territorio, così come il Tavolo di Palazzo Chigi. Ma il Tavolo politico serve solo se i Comuni vogliono discutere le compensazioni. Vedremo se entrambi rimangono due strumenti accettabili oppure se servono solo a fare perdere tempo».

Metta che i sindaci dicano di Sì, in valle di Susa rimane sempre un movimento No Tav... Nel 2005 a Venaus avete usato il manganello, ma poi vi siete resi conto di avere esagerato. Questa volta che farete?
«Se continuerà ad esserci una minoranza che non rispetta le scelte della maggioranza si va avanti. L'intoppo bisogna avere il coraggio di affrontarlo. Già nel 2005 fosse stato per me non avremmo lasciato rioccupare i terreni e non avremmo fermato il cantiere».

Insistiamo, che farete?
«Non c'è dubbio, possiamo tollerare una protesta civile per un po'. Poi le decisioni della maggioranza vanno fatte rispettare: manderemo i carabinieri».