La Stampa, 22/1/2008 – pag.37

Tav e rifiuti i rischi del rinvio

ANTONIO DI PIETRO*

 

Gentile direttore,

nel corso degli ultimi mesi sono stati fatti molti, significativi passi avanti per la realizzazione della linea ad alta velocità/alta capacità tra Torino e Lione. Ora è il momento delle decisioni, è il momento di concretizzare il percorso avviato per individuare, insieme con la popolazione della Val di Susa, la migliore localizzazione dell'opera. Il rischio della non decisione si fa sempre più forte e io non voglio né posso correre il rischio di restare col cerino in mano.


Lo scorso mese di luglio, mentre l'Osservatorio svolgeva le sue attività, il Governo ha presentato, insieme con l'esecutivo francese, la richiesta per il cofinanziamento europeo dell'opera, richiesta che è stata poi accettata senza riserve né condizioni dalla Commissione europea alla fine di novembre. Per poter ottenere questo risultato, abbiamo presentato all'Europa la documentazione progettuale messa a punto da Rfi, consistente nel progetto definitivo della tratta dal confine di Stato all'uscita del tunnel di base, nel progetto preliminare della tratta dall'uscita del tunnel all'interconnessione con la linea storica e nel documento di sintesi sulle problematiche ambientali del progetto. Questa documentazione è stata trasferita all'Osservatorio, per il quale costituirà la base sulla quale mettere a punto, con il consenso del territorio, le ipotesi di tracciato sulle quali sviluppare la successiva progettazione. Tutto questo modo di operare si è mostrato finora corretto, e ci ha permesso di uscire dalle secche dei veti e delle contrapposizioni incrociate che avevano contraddistinto la precedente gestione della questione.


Ora siamo a uno snodo critico della vicenda, a un punto decisivo. Rischiamo infatti di ricadere nelle sabbie mobili del rinvio, delle non decisioni, di quel tirare a campare che è sempre la soluzione peggiore, come dimostra, tanto per fare un esempio attuale, la fallimentare gestione del problema rifiuti in Campania negli ultimi 15 anni. E il parallelo non appaia fuori luogo: in entrambe queste vicende emblematicamente emerge l'esigenza di affrontare con chiarezza e coraggio snodi essenziali per la vita quotidiana dei cittadini, e la capacità (o meglio, per quanto finora emerso, l'incapacità) delle classi dirigenti finora succedutesi di astrarsi dalla polemica spicciola del contingente, di rinunciare al comodo dividendo del miope consenso immediato, per guardare a prospettive di più lunga durata, volte a fare di quei bisogni e quelle esigenze dei cittadini non strumentali occasioni di consenso clientelare e pubblicità spicciola, ma veri e propri doveri da servire. Troppo spesso, fino ad ora, questa ambizione è risultata frustrata nel nostro Paese dalla paralizzante inerzia di una classe dirigente incapace di fare della chiarezza delle scelte la propria bandiera, al servizio di esigenze che, se continuamente rimosse o affrontate solo con l'indolente inerzia di chi mira unicamente a nascondere la polvere sotto il tappeto, prima o poi presentano il conto. E quel conto rischia anche di presentarsi nelle forme dolorose che la cronaca ora esibisce in Campania, domani forse altrove, dovunque non saremo in grado di trasformare i problemi in soluzioni condivise e anche faticosamente raggiunte, ma mai eluse.


Per questi motivi, nelle ultime settimane ho più volte sollecitato il presidente Prodi e gli altri organi istituzionali interessati a riunire il tavolo politico sulla Torino-Lione. La convocazione del prossimo 30 gennaio diventa allora un'occasione da non perdere, la sede per approvare un percorso puntuale e costituito di fatti reali, un cronoprogramma fatto di adempimenti e scadenze vincolanti per tutti, e che preveda anche i necessari meccanismi di raccordo tra Osservatorio e Conferenza dei servizi. Ancora pochi giorni fa ho scritto a Prodi per manifestare le mie preoccupazioni ed evidenziare le necessità e le possibilità davanti alle quali questo progetto ci pone, ricordando anche come la realizzazione di quest'opera sia fondamentale per dare realmente corso a quel trasferimento modale che il Governo ha sempre detto di voler perseguire.


Se agiremo in questo modo, la Torino-Lione potrà diventare un caso esemplare da prendere a riferimento per la realizzazione di altri grandi progetti di rilevanza strategica nazionale, dimostrando come l'Italia sia in grado di perseguire e centrare i grandi obiettivi che si pone. In caso contrario, senza un credibile programma di lavoro e senza la capacità di perseguirlo, dovremo ammettere la vittoria degli attendisti, dei signor no di professione, di tutti quelli che trovano facile dire di no, perché non sono capaci di proporre qualcosa cui dire sì. Una vittoria di Pirro, che segnerà invece una pesante sconfitta per le popolazioni locali, usate e strumentalizzate da chi nulla ha a che vedere con i loro reali interessi, per un Governo incapace di decidere e per una nazione tagliata fuori dall'Europa.


* Ministro delle Infrastrutture