I No Tav si pentono? I valsusini smentiscono il Corriere

 

Sarà che si avvicina la data della riunione del tavolo politico sulla Tav, rinviata già il 30 gennaio per via della crisi di governo (si dovrebbe tenere nei prossimi giorni), che sul Corriere della Sera di oggi c’è un articolo sui «No Tav che si pentono».


«Quel treno ci porta lavoro. Sindaci, commercianti, casalinghe: non marciamo più. L’ex capopopolo Ferrentino: è finito il tempo di urlare», titola il Corriere a pagina 25.


Ma è proprio vero? Potranno mai «pentirsi» i valsusini? E di cosa?

 

Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana bassa Val di Susa e Val Cenischia smentisce l’articolo. «La giornalista che l’ha scritto ha fatto una personale ricostruzione delle mie parola. Di parte direi, e con un obiettivo ben specifico – dice – Ho risposto a domande precise, come quella in cui mi si chiedeva se fossero previste altre manifestazioni in Valle alla quale ho risposto che al momento non sapremmo come e contro chi manifestare perché stiamo cercando di fare emergere, dal confronto con l’Osservatorio, quelle che sono le nostre osservazioni e la nostra contrarietà a quest’opera. È esattamente quello stiamo facendo all’interno di un tavolo di confronto. Sulle questioni tecniche ho detto poi che noi siamo d’accordo al potenziamento della linea storica, al nodo di Torino, e che il tunnel non è la priorità, se ne discuterà nei prossimi 10-15 anni. La cosa molto brutta è che la giornalista ha fatto emergere la sensazione che in Valle tutti abbiano cambiato idea. Nessuno di noi ha cambiato idea. Chi era favorevole è rimasto favorevole, chi era contrario è rimasto contrario. Nell’articolo però si possono leggere solo le valutazioni di chi è favorevole, non c’è nessun contrario all’opera. Mi sembra una operazione un po’ squallida. Si vuole lanciare il messaggio che in Valle non esiste più l’opposizione alla Tav, cosa totalmente falsa. È una operazione molto brutta».

 

Dello stesso parere è il sindaco-atleta di Borgone, protagonista di una traversata a nuoto in solidarietà con i No Ponte nel 2006, Simona Pognant. «Non è che la valle ha cambiato idea. Una parte della popolazione queste cose le pensa da sempre. Una parte rimane a favore della Tav ma la maggioranza è contro quest’opera, come assolutamente contrari sono gli amministratori – dice – Un articolo del genere esce per dimostrare che oramai la Valle di Susa non è più un problema, che la Tav è stata accettata. Ovviamente non è così. È vero che noi ci sediamo con i nostri tecnici nell’Osservatorio, è vero che partecipiamo al Tavolo politico, ma questo non significa essere a favore e non significa neanche andare a capire come realizzare quest’opera. Non è cambiato nulla, da ieri, da sei mesi fa. L’unica cosa che è cambiata sicuramente è la possibilità di sedersi attorno ad un tavolo per spiegare le nostre ragioni e di vederle scritte su alcuni quaderni, appunto i quaderni dell’Osservatorio, convalidati da tutti».

 

Per Chiara Sasso: «La giornalista del Corriere della Sera la conosciamo da tempo, non è la prima volta che affonda in malo modo il coltello. Il giorno dopo la manifestazione contro le grandi opere del 14 ottobre 2006 a Roma aveva intervistato a suo modo il sindaco di Almese presentando una valle divisa e pronta a mediare. Che cos’è cambiato da allora? Oggi c’è meno fiducia (quasi nulla), l’eredità che lascia la sinistra dopo due anni di governo è un vuoto e una desolazione assoluta».

 

Anche per Giorgio Vair, assessore all’ambiente della Comunità montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia quell’articolo: «È sicuramente impostato male e poi se dobbiamo parlare anche del problema dell’occupazione, questo non c’entra con la Tav. Forse le gallerie, se dobbiamo usarle comunque perché le abbiamo ordinate, facciamo prima ad usarle sotto la città di Torino facendo la metropolitana seria e credibile che garantisca il trasporto per centinaia di migliaia di persone, eliminando allo stesso tempo gran parte del traffico urbano dalle strade cittadine»