Tav, l’Europa sborsa 671 milioni

 

Il ministro Di Pietro raggiante, ma Ferrentino frena: “Soldi per Torino”

Monica Frassoni: “Ma la UE non menziona il tunnel di base”

Bresso e Borioli: “Premiato il nostro lavoro, ora il Tav ha gambe più solide”

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 20/11/07 – pag.3

 

Un giorno prima del previsto è arrivata la notizia che da mesi tutti in fin dei conti conoscevano: l'Unione europea ha concesso i fi­nanziamenti alla Torino-Lione. Al progetto di alta capacità italo-francese vanno 671,80 milioni di euro: di cui oltre 447 milioni all'Italia e oltre 223 milioni alla Francia. I soldi dovranno servire per finan­ziare fino al 50 per cento “opere e studi per la nuova connessione transfrontaliera”. Non si parla del famoso 30 per cento del costo totale dell'opera (cioè di 2 miliardi e 164 milioni) ma solo dell'ennesi­mo contributo per studi che l'Europa finanzia al 50 per cento. In pratica   vengono rinnovati gli stessi finanziamenti che han­no finora permesso di scavare le discenderie in Maurienne. I soldi saranno erogati "alla presentazione delle fatture" per studi e sondaggi eseguiti dal 2007 al 2013.

 

Domani la notizia sarà confer­mata da Jacques Barrot in persona alla Commissione trasporti del Parlamento europeo, ma già ieri la Commissione ha risposto alle 168 richieste complessive di fi­nanziamento per le reti di grande comunicazione pervenute dagli stati membri. Solo 79 hanno be­neficiato della ripartizione dei 5,1 miliardi di euro stanziati. Una cifra complessiva che non permette un serio avanzamento di nessuna delle grandi opere europee, ma solo di potere avviare o mantenere i cantieri. Pochi soldi che confer­mano in sostanza quei 670 milioni già trapelati nei giorni scorsi. Il governo italiano aveva chiesto per l'opera 725 milioni, ma certo può ritenersi soddisfatto. Del resto altri 786 milioni vanno al tunnel del Brennero e 50,70 milioni al tunnel del Carso, altri fondi sono destinati alla parte orientale italiana del Corridoio 5. Entro fine mese si riunirà il Comitato reti Ten per fare il punto sul lavoro dei commissari straordinari e del lavoro della Commissione.

 

Non si scompone Monica Frassoni, capogruppo dei Verdi all’Europarlamento, che da sempre fa da sponda alla valle di Susa a Strasburgo e che oggi appoggia la scelta dei sindaci di accettare il dialogo nell'Osservatorio. «I fondi assegnati sono in realtà meno dal 30 per cento previsto inizialmente per questo tipo di opere e peraltro va precisato che alle due voci del programma pluriennale della Commissione europea in cui è citata la sezione transfrontaliera franco-italiana, quella in cui si riportano i 671,80 milioni non si menziona il tunnel, ma si dice solo che i fondi sono destinati a "opere e lavori per la costruzione di un nuovo collegamento ferroviario nella sezione transfrontaliera franco-italiana". Nella voce in cui si menziona esplicitamente il tunnel invece non compare alcun finanziamento. Bruxelles conferma quindi un atteggiamento molto prudente, in attesa di vedere i risultati cui porterà il processo di concertazione in Italia. I tempi a questo punto si dilatano e c'è ancora tempo per discutere di un collegamento transfrontaliero che non sia il nuovo tunnel».

 

Che questo finanziamento sa­rebbe stato concesso si sapeva. E tutto sommato una cifra così risicata non cambia i termini della trattativa in corso con il governo attraverso l'Osservatorio e il Ta­volo politico. Questi 671 milioni servono appena per fare finta di "andare avanti con laTav in valle di Susa", per mantenere in realtà una situazione di stallo che fa comodo ad entrambi i governi. Sia Prodi che Fillon devono infatti comunicare alle rispettive opinioni pubbliche che il progetto va avanti ma senza dover davvero impegnare ingenti risorse proprio adesso (la Torino-Lione ha un costo stimato di oltre 9 miliardi di euro).

 

Sull'aspetto simbolico ed esclu­sivamente politico di questa de­cisione dell'Unione concorda Antonio Ferrentino, sostenitore della tattica che vuole, per ora, il massimo di legittimazione del­l'Osservatorio. Ma il presidente della Comunità montana bassa valle mette in guardia dal rischio di una rottura delle trattative con il governo se si uscisse appunto dal puro aspetto simbolico. «Per noi, sono soldi che possono essere spesi solo per appro­fondimenti pro­gettuali ma non per sondaggi o occupazioni del territorio - com­menta a caldo - Non pensino minimamente che si possa fare qualsiasi inter­vento in valle di Susa». Serve comunque una via d'uscita che permetta al governo di giustificare la spesa di questo 30 per cento di fondi euro­pei e il proprio stanziamento, ma che non comprometta il lavoro che si sta compiendo in Osservato­rio. «La nostra proposta l'ab­biamo esposta al commissario per il Corri­doio 5 - conti­nua Ferrentino - Per noi questi soldi andavano chiesti per le cose che stanno emergendo in Osservatorio, cioè per appro­fondire il nodo di Torino. Cer­to, si sarebbe dovuto considerare come "tratta internazionale " tutta la linea da Torino a Lione. Però credo che una soluzione si possa trovare: i soldi devono comunque essere spesi per il nodo di Torino che l'Osservato­rio indica come punto più critico e urgente».

 

Si vedrà per cosa saranno usati i soldi. Intanto, lo stanziamento serve appunto per fare tornare la Torino-Lione al centro del dibattito politico. «Obiettivo raggiun­to - dichiara il ministro An­tonio Di Pietro - Nonostante i tanti tirapiedi che hanno sempre remato contro. Quan­do ho assunto l'incarico di ministro alle infrastrutture mi sono trovato di fronte a una situazione bloccata. Oggi abbiamo una progettazione in corso, una concertazione avanzata e un cofinanziamento approvato. Questi sono fatti e non parole».

 

Interviene anche Merce­des Bresso, per la quale già nel 2005 c'era il rischio di perdere i finanziamenti eu­ropei se non si fosse iniziato a scavare a Venaus. «Erano in molti a profetizzare che i soldi dall'Europa non sareb­bero mai arrivati - dichiara la presidente della Regione - Oggi abbiamo la conferma ufficiale che il nostro lavoro è stato premiato». Alla Bresso fa eco l'assessore ai trasporti Daniele Borioli: «Oggi il Tav ha gambe più solide dal punto di vista fi­ nanziario. Si tratta di proseguire nel completamento del percorso di concertazione e condivisione, nell’analisi dei problemi e degli interrogativi ancora al centro dei lavori dell’Osservatorio».

 

Chi invece adesso spara a zero sull’Osservatorio è l’europarlamentare Vittorio Agnoletto, che aveva favorito la consegna delle firme dei No Tav al commissario Barrot. Agnoletto torna a sposare la tesi dei comitati: «II governo ha usato l'Osservatorio come cavallo di Troia, ingannando le amministrazioni locali e i tecnici che con serietà vi hanno lavorato. Il compito dell'Osservatorio pro­posto dal governo doveva essere infatti quello di verificare l'uti­lità del Tav. I documenti prodotti fino ad ora dall'Osser­vatorio hanno confermato i rischi e l'inuti­lità dell'alta velocità per la Torino-Lione. Ma nel frattempo il governo, ignorando completamente il lavoro dell’Osservatorio, ha presentato all’UE un progetto che prevede appunto l'alta velocità. Nulla di più lontano da un percorso democra­tico e rispettoso della popolazione locale».

 

Ma ad Agnoletto replica secco Ferrentino, che difende l'Osserva­torio. «Oggi dobbiamo dimostrare molto equilibrio. Nessuno è così stupido da farsi prendere in giro, né noi né il governo. Siamo di fronte a una decisione puramente politica presa con in mano solo un 'ipotesi progettuale. Non per questo ci sentiamo presi in giro. Certo, se il governo dovesse nascondere azioni che non sono conosciute dall'Osservatorio siamo pronti a sciogliere l'Osservatorio. Ma non è il caso di drammatizzare: ricordo che nel settembre 2003 il Cipe aveva approvato il progetto; nell'aprile 2005 stava per partire il cantiere di Venaus. Non mi pare così irreparabile se oggi ci sono  447 milioni per far e studi e appro­fondimenti».

 

Agnoletto minaccia comunque ricorsi contro la decisione della Commissione: «Come ha fatto l'UE ad approvare un progetto del quale nessuno, nemmeno la commissione giudicatrice, fino ad ora, conosce il tragitto definitivo? Non essendoci il progetto definitivo, non esiste alcuna valutazione d'impatto ambientale. Solo la potenza della lobby affaristica pro-Tav ha potuto ottenere un finanziamento su un progetto che avrebbe dovuto essere escluso dal bando perché non ne rispondeva ai requisiti. Verificherò tutte le strade possibili per ricorrere in Europa contro la legittimità di questa scelta».

 

Il partito di Agnoletto, Rifon­dazione comunista, sta invece con Ferrentino. Alberto Deambrogio, segretario regionale, afferma che «i finanziamenti che arriveranno dal­l'Europa non potranno che servire per continuare un'opera di approfondimento richiesta esattamente dall'Osservatorio. Qualsiasi altra modalità di utilizzo, come ad esempio per i sondaggi geo­gnostici in valle di Susa, sarebbe dal nostro punto di vista una forzatura in piena regola che ributterebbe la vicenda No Tav indietro di molti mesi».

 

Per il presidente della Provincia, Antonio Saitta, «la decisione di Bruxelles farà scattare il Piano di sviluppo della valle di Susa per cui due anni fa la Provincia ha ricevuto 500mila euro. Avevamo bloccato quelle risorse in attesa di notizie certe, adesso possiamo partire coinvolgendo i sindaci della valle».

 

Intanto, i comitati preparano la risposta. A questo punto la fiacco­lata prevista per ricordare i fatti dell' autunno 2005 potrebbe essere convocata anche come risposta all'Unione europea e a Di Pietro.