AUTOPORTO - Un secondo sito vicino a Susa

Le ruspe Tav sfrattano l’area di sosta per i Tir. Ma ne andrà realizzata un’altra, quasi adiacente.

Anche l’autostrada e gli svincoli spostati per fare spazio ai cantieri.

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 22/10/10 – pag. 3

 

L'utilizzo dell'area "già compromessa" dell'autoporto di Susa per realizzare la stazione di servizio del tunnel di base rischia di non essere a "costo ambientale zero". Se l'autoporto dovrà ce­dere i suoi spazi al Tav bisognerà costruire comunque un nuovo autoporto. E dovrà essere costruito sempre in quella zona, prima della salita autostradale verso il tunnel del Frejus.

 

Mercoledì, dopo l'incontro nelle sede di Consepi con le rappresen­tanze produttive della valle, l'asses­sore Sonino ha incontrato la Sitaf proprio per discutere di questo. Un traforo autostradale di valico di 13 km a 1400 metri di quota non può permettersi di rimanere senza un'area in grado di ospitare i mezzi pesanti e i camionisti in caso di blocco del traforo o in caso di nevicate.

 

Insomma, visto che per il cantie­re industriale dei due tunnel (quello di base e quello dell'Orsiera) si è scelta l'area dell'attuale autoporto e vi­sto che tra 15 anni quell'area dovrà ospitare le strutture di soccorso e servizio per il tunnel ferroviario da 57 km, serve un nuovo posto dove metterci l'autoporto. E il nuovo autoporto dovrà essere costruito prima che quello vecchio venga occupato dai cantieri Tav. La Sitaf e Consepi lo hanno detto molto chiaramente all'assessore e a Finpiemonte che è la finanziaria regionale socio di maggioranza di Consepi. D'altra parte anche la Sitaf è tra i soci di Consepi.

 

Per occupare l'area di Consepi, è già scritto nel progetto di Ltf, sarà necessario negoziare una congrua cifra che serva alla rilocalizzazione delle attività. Significa che i soldi per il nuovo autoporto e per gli in­dennizzi a Consepi il governo li do­vrà fare saltare fuori subito (magari con un intervento europeo, visto che siamo nella tratta internazionale). Così come deve essere reperita subito l'area per il nuovo autopor­to che dovrà avere al più presto almeno un progetto preliminare. Perché, da qui all'installazione del cantiere industriale a Susa per i due tunnel, secondo il progetto, ci sarebbero soltanto 4-5 anni.

 

«Non intendiamo ri­nunciare a Consepi e alle sue attività - ha dichiarato Paolo Marchioni, presi­dente di Finpiemonte partecipazioni - Per l'area dell'autoporto serviranno le giuste risorse per ricollocarlo, così come serviranno gli indennizzi per il danno derivante alle attività della società. Per quanto riguarda l'al­tra attività di Consepi, MotorOasi con i corsi di guida sicura, sarà sicuramente spostata dalla valle di Susa: potrebbe essere ricollocata nell'area torinese dove c'è il grosso dell'utenza per i corsi di sicurezza stradale».

 

Insomma, Consepi a parte, biso­gna trovare un'altra area nella zona di Susa di almeno 80-90mila metri quadrati in grado di ospitare 200 Tir e le strutture di servizio. «Quello è lo spazio necessario e questa è la zona - dice senza mezzi termini Giuseppe Cerutti, presidente della Sitaf - Un'area di sosta prima del traforo è fondamentale in caso di incidente o di code al tunnel, oppure per quei giorni di festività in Francia in cui i Tir non possono circolare. L’area di sosta deve stare  all’inizio della salita per il Frejus per via dell’obbligo del montaggio delle catene in caso di neve. Quando nevica ci sono decine di Tir che si fermano nello stesso punto per mettere le catene, di solito lo fanno nel nostro autoporto. Le catene infatti devono già essere montate dove la pioggia si è già trasformata in neve ma non possono essere montate troppo prima, per via dell'usura dei pneumatici. Ma un autoporto non è solo un piazzale dove fare fermare i mezzi pesanti: occorre fornire i servizi igienici e di ristorazione. E, per esempio, qui a Susa abbiamo pensato di installare le colonnine di alimentazione per i camion refrigeranti, che in questo modo possono spegnere il motore». Nella zona di Susa, in caso di blocco prolungato del traforo c'è poi anco­ra la possibilità di uscire dalla valle o di andare in Francia per i valichi (estivi).

 

Una prima area è già sta­ta individuata. E' al confine tra Susa e Bussoleno, in regione "Polveriera" e starebbe tra l'area demaniale (cè da tempo un'ipotesi per dismettere gratis questa zona e le casermette al comune di Susa) e i prati. Ma la Coldiretti è insorta. «Non si devono toccare altri terreni fertili - dice Riccardo Chiabrando, presidente provinciale - per ogni ipotesi su una zona come la Polve­riera gli agricoltori non possono essere esclusi dalle decisioni». Ma l'area in questione, prima che una fertile area a prati, è un'area esondabile della Dora.

 

E poi Susa (che è un altro socio di Consepi) non ci sta. «Mi pare che con due cantieri di imbocco tunnel e con il cantiere industriale Susa abbia già ampiamente dato il suo contributo - osserva il sindaco Gemma Amprino - La posizione dell'amministrazione è che "Re­gione Polveriera" non si tocca e che non accettiamo altro consumo di suolo. Un conto è costruire una stazione internazionale e sostituire l'autoporto con un'area a servizio della linea ad alta capacità che tra 20 anni avrà un saldo positivo sia guardando alle emissioni sia guardando ai posti di lavoro. Un altro è consumare nuovo territorio aggiungendo nella piana di Susa anche un nuovo autoporto. Un'idea del genere sarebbe di nuovo difficil­mente giustificabile se si guarda a Susa come a una località che vuole puntare anche sul turismo».

 

In regione Polveriera Susa accet­ta soltanto il nastro trasportatore, coperto e su pilastri, che porterebbe lo smarino ai nuovi binari di cari­camento vicino a San Giuliano. Questa sarà la posizione che sarà espressa in Osservatorio, anticipata oggi alla prima riunione tecnica sui siti di gestione dello smarino e lune­dì a quella per la legge-cantieri.

 

Ma la questione autoporto non è l'unica. Per realizzare la stazione internazionale e il sistema di can­tiere della piana di Susa potrebbe essere necessario deviare l'auto­strada per un certo periodo. Sulla lunghezza di questo periodo c'è il ricordo dei disagi decennali sulla Torino-Milano quando accanto si costruiva il Tav. Anche in questo caso la Sitaf vuole vedere realizzati prima dell'avvio del cantiere tutti i nuovi svincoli e tutta la viabilità di accesso e poi, appunto, vuole un piano chiaro (e pagato) per la devia­zione dell'asse autostradale.