Brani da articoli di analisi a caldo sul disastro ferroviario di Crevalcore*

 

DUE ANNI DI TAGLI SULLE FERROVIE; L’ULTIMO PER DIMINUIRE LE TASSE

di Antonio Cianciullo, da La Repubblica del 8/1/05

La finanza creativa ha lasciato il segno anche sulle ferrovie: i fondi a disposizione per l’assieme degli interventi, dalla sicurezza alla gestione delle tratte minori, sono diminuiti; la differenza dovrà essere recuperata attraverso l’Ispa, la Infrastrutture s.p.a. chiamata a reperire le risorse per le grandi opere sul mercato del credito.

“Dietro il cosiddetto errore umano c’è una politica che ha penalizzato la sicurezza” afferma Maria Rosa Vittadini, docente di pianificazione dei trasporti a Venezia. “Si sono puntate tutte le carte sulle scelte più costose come l’alta velocità senza lasciare risorse disponibili per l’ammodernamento dei sistemi di sicurezza che, in certi casi, con un costo dieci volte inferiore alla costruzione di nuove infrastrutture, possono assicurare l’aumento del flusso di merci e persone. Basta pensare che gli Svizzeri, grazie all’efficienza dei controlli, riescono a far passare 110 treni su un binario unico, mentre in Italia quando si arriva a quota 60 treni si è già raggiunto un tetto considerato a rischio”.

Le tecnologie più avanzate nel campo della sicurezza consistono in una serie di sistemi alternativi che consentono di compensare un eventuale errore del macchinista: i dispositivi elettronici che segnalano in cabina di guida un’irregolarità delle manovre effettuate; arresto automatico in caso di svista del conducente; monitoraggio della rete da satellite in grado di far arrivare per tempo, con una semplice telefonata, l’allarme al macchinista. “Nel tratto in cui è accaduto l’incidente nessuna di queste precauzioni era stata messa in campo” aggiunge Mario Zambrini, responsabile trasporti dell’istituto di ricerca Ambiente Italia. “Sia gli investimenti in sicurezza che quelli per il raddoppio delle tratte considerate minori viaggiano con tempi epocali: passano i decenni e nulla accade”.

Secondo i dati del Conto Nazionale dei Trasporti del 2000 , il 61,7% della rete è a binario unico (9.935 chilometri) e il restante 38,3% (6.173 chilometri) è a doppio binario. Inoltre un terzo dei binari (5.420 chilometri, il 33,6%) non è ancora elettrificato.

“Assegnare tutte le risorse a poche tratte significa creare imbuti pericolosi”  afferma la senatrice Verde Anna Donati .

“E’ possibile che tra Bologna e Verona si viaggi ancora a binario unico mentre si investono 15 Miliardi di Euro per l’alta velocità tra Verona e Monaco?”

 

ALTA VELOCITA’ E BINARI UNICI

Di Giovanni Valentini, da La Repubblica del 8/1/05

C’è evidentemente un “gap”, una distanza troppo grande fra i cantieri dell’alta velocità in corso d’opera e i “binari unici” in attesa di essere raddoppiati, come quello fra Bologna e Verona. E, anzi, vorremmo sapere quanti altri ne esistono nel resto della Penisola. Si può capire, e in qualche misura anche apprezzare, lo slancio e lo sforzo per adeguare le ferrovie italiane a quelle degli altri paesi europei. Ma in una scala di priorità forse sarebbe più opportruno cominciare dal basso, dalle linee a più alta intensità di traffico, dai treni dei pendolari e dai treni merci, anche per non continuare a pagare un prezzo troppo alto in termini di sicurezza, di incolumità o addirittura di vite umane.

In una visione complessiva del trasporto pubblico , il treno è o dovrebbe essere il perno di un sistema nazionale più efficiente, più affidabile, più economico ed anche più ecologico. Una risorsa per decongestionare il traffico privato automobilistico e in particolare quello delle merci, sempre più penalizzato dalle normative europee antinquinamento.

 

DISASTRO ANNUNCIATO

di Giorgio Bocca, da La Repubblica del 8/1/05

Sembrano più convincenti le dichiarazioni dei ferrovieri: “Il numero dei guasti e degli incidenti ferroviari che coinvolgono le linee locali è in continuo aumento, noi abbiamo l’impressione di essere di fronte ad una tragedia annunciata e a precise responsabilità”.

Non occorrono indagini specializzate per scoprire che la manutenzione ferroviaria sulle linee minori è largamente sproporzionata alle spese folli e spesso truffaldine per l’alta velocità, l’ultimo mito inventato per sfondare tutte le previsioni di spesa.

Una volta bastavano e avanzavano le guerre per mettere a tacere i controllori della spesa pubblica, adesso il ventaglio si è allargato a tutti i miti di massa, sportivi, filantropici, patriottici. Basta passare sull’autostrada Torino-Milano parallela alla nuova linea dell’alta velocità per vedere quale immane spreco di cemento, di scavi, di opere inutili si vada facendo. Ma per le ferrovie normali, per quelle del viaggiatore comune si va avanti a consumo di mezzi antiquati. I macchinisti muoiono ma le locomotive sono antiquate, mancano di estintori, con finestre piccole dalle quali non si può scappare.

Ma siamo al governo e alla finanza delle grandi opere e quattordici morti e settanta feriti non fermeranno certo la politica della coperta stretta da tirare dalle parti delle inaugurazioni ufficiali con fanfare, taglio di nastri e televisioni.

Toccherà alla generazione successiva capire quanto è costato tirare la coperta  e chiedere commisiioni di inchiesta inutili od orientate.

*a cura del Comitato NO-TAV Torino

    9 Gennaio 2005