La protesta blocca i treni.

Le trivelle non si fermano (*)

Spintoni con i carabinieri al corteo di ieri mattina: 3 contusi

Traffico in tilt sulla linea Modane. Giornata di ritardi su molti convogli per le contestazioni in Val Susa

Si ferma anche il Tgv. Pochi manifestanti camminano sui binari. Un altro stop di un'ora ieri sera

 

di Marco Trabucco da La Stampa del 21/1/10 – pag. 63

 

In duecento al buio e con poche torce ad illuminare la notte at­traversano un prato ghiacciato, scavalcano una piccola collinetta piena di rovi per provare ad assediare la trivella che dalle pri­me luci dell'alba buca il terreno nella stazione di Chiusa San Mi­chele. Sono le otto e trenta di se­ra e l'imponente schieramento di forze dell'ordine sbarra l'ac­cesso all'area. I rovi servono per incendiare un falò che riscalda i cuori e dà forza alla voglia di pro­testare ma non nasconde il fatto che i sondaggi in Val Susa van­no avanti. Il carotaggio S87 pro­fondo 31 metri è stato ultimato alle 19,30 di ieri (secondo fonti istituzionali), pochi minuti pri­ma del corteo che ha attraversa­to la statale 25. Oggi a mezzo­giorno verrà completato anche il secondo sondaggio nel centro direzionale Sitaf di Susa.

 

Tre sondaggi sui trentasette previsti a cui si aggiungono quel­li realizzati a Torino e in pianu­ra. Probabilmente si riprenderà la prossima settimana dopo la manifestazione che i comitati stanno organizzando a Susa per sabato. La protesta, comunque, non si placa: le bandiere No Tav che sporgono dalla banchina del­la stazione di Sant'Antonino di Susa fermano il Tgv che arriva dalla Francia poco prima delle tredici. Il regionale delle 13,30, invece, passa e i comitati lo usano come cavallo di troia per arri­vare alla stazione di Chiusa e tentare un blitz alla trivella. Ten­tativo respinto. E poi verso le 18 si blocca la statale 25 perché una colonna di polizia ha sbaglia­to strada e transita vicino al pre­sidio di Chiusa; e a sera poi si blocca anche la Ferrovia.

 

Sembra la caccia del gatto al topo e nel movimento c'è chi pensa anche alla necessità di cambiare strategia perché non si può correre dietro alle trivel­le. Si vedrà. Certo ieri per la pri­ma volta il presidente della Co­munità Montana, Sandro PIano, è intervenuto in assemblea al presidio di Chiusa confermando la contrarietà all'opera da parte di 23 comuni valsusini, e annun­ciando la volontà di sostenere la protesa popolare ma ha posto precisi limiti: non ci saranno sindaci con le fasce tricolori e tut­to dovrà svolgersi nel limite della legalità: «Siamo contrari ad azio­ni di forza perché è sbagliato met­tere in gioco la propria fedina pe­nale per quattro buchi».

 

Finora, per fortuna, dal punto di vista dell'ordine pubblico tutto è andato per il meglio, certo ieri il livello della tensione si è un po' al­zato soprattutto quando i manife­stanti hanno bloccato e circonda­to la colonna di polizia arrivata da Milano. Un paio di agenti sono sta­ti spintonati ma non hanno reagi­to. Poi dopo una breve trattativa i mezzi sono ritornati verso Torino. Il sindaco di Chiusa San Mi­chele, Domenico Usseglio, spillina No tav sulla giacca a vento se la prende con il prefetto per la man­canza di informazione: «Avevano detto che ci avrebbero convocato per informarci ma io ho ricevuto un sms da un mio cittadino ieri mattina alle cinque meno dieci».

 

Usseglio ha scritto una lette­ra di protesta a tutte le istituzioni declinando ogni responsabilità dai rischi del cantiere, «in un'area con molti residuati bellici». E i sindaci del no si prendono una piccola vittoria visto che l'esper­to designato dal sindaco di Sant' Antonino di Susa ha declinato la nomina. Antonio Ferrentino è di­ventato il bersaglio del movimen­to. Il blitz anti Tgv si è svolto nel­la sua cittadina: «Ho mandato un messaggio a Ferrentìno invitan­dolo a venire ad inaugurare la sta­zione internazionale», gridava Al­berto Perino dalla banchina. Og­gi a Susa arriva Beppe Grillo per dar voce ad una protesta che ha bisogno di visibilità per assicurar­si il successo numerico della ma­nifestazione di sabato.

 

(*) I media dapprima provano a sostenere la tesi “istituzionale” del lavoro finito; poi, la mattina seguente, ammettono che i tecnici non se la sentivano di proseguire in quel clima. (nota del Comitato NO-TAV Torino)