(da http://www.ilcantiere.org)
Diego Novelli, a nome de Il Cantiere, chiede che sia istituita una Commissione Parlamentare d'inchiesta sulle procedure seguite per assegnare appalti e lavori nei cantieri dell'Alta Velocità. Con un gruppo di lavoro ha raccolto molto materiale. Ora la parola passa ai parlamentari sensibili al tema, che stanno già studiando la proposta. Pubblichiamo il documento-base, già carico di informazioni, dati, notizie..

 

PER UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA SULL’AV/AC

La realizzazione del progetto per l’Alta Velocità Ferroviaria ha avuto il suo formale avvio con il “contratto di concessione per la progettazione, realizzazione e sfruttamento economico dell’Alta Velocità” affidato il 7 AGOSTO 1991 dall’Ente Autonomo Ferrovie dello Stato alla Società TAV Spa.

i costi delle tratte

Il 15 ottobre 1991 TAV Spa, senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, ha affidato 7 “contratti di concessione” ad altrettanti CONTRAENTI GENERALI, per la progettazione e la realizzazione delle tratte Napoli-Roma (Iricav uno), Firenze-Bologna (Cavet), Bologna-Milano (Cepav uno), Milano-Torino (Cavtomi), Milano-Verona (Cepav due), Verona-Venezia (Iricav due) e Genova-Milano (Cociv). L’importo complessivo dei 7 contratti era quantificato in un valore pari a 18.000 miliardi di vecchie lire.

Alla stessa data del 7 agosto 1991, in una conferenza stampa (presenti: l’amministratore straordinario dell’Ente FF.SS., il presidente di IRI, il presidente di ENI e l’amministratore delegato di FIAT Spa) la TAV Spa venne presentata come società per il 40% pubblica e per il 60% privata, così come si comunicava l’impegno dello Stato per il 40% e dei privati per il 60%, per la copertura dei costi.

A distanza di 15 anni dalla firma dei contratti, secondo i dati ufficiali forniti da TAV Spa e da FS Spa, il costo delle tratte dai 9.203 milioni di euro (contratti 1991) è salito a 38.520 milioni di euro (contratti al 31.12.2005).

Fatto dunque 100 il valore dei contratti firmati nel 1991 da TAV Spa con i 7 consorzi di imprese, al 31.12.2005 il valore dei contratti è pari a 418.

Occorre fra l’altro segnalare che alcuni contratti per la realizzazione delle 7 tratte non sono ancora aggiornati in via definitiva e le stime attendibili per la conclusione dei lavori contrattualizzati nel 1991 segnalano un costo pari a 47.000 euro, pari a 510 rispetto al valore 100 del 1991.

gli interessi intercalari

All’aumento straordinario dei costi (che TAV Spa copre interamente a favore dei 7 consorzi di imprese cosiddetti general-contractor) si accompagnano degli oneri finanziari a carico dello Stato in relazione alle garanzie per i prestiti attivati da TAV Spa (e successivamente da Infrastrutture Spa). Tali oneri, nel programma presentato il 7 agosto 1991, erano stati quantificati in 1.500 miliardi di lire (767mila euro), mentre oggi sono stimati in 8.700 milioni di euro. Gli oneri finanziari dunque fino alla chiusura dei cantieri (cosiddetti interessi intercalari) passano da un valore 100 del 1991 ad un valore odierno pari a 1134, con un aumento di oltre il mille per cento.

nodi, materiale rotabile, infrastrutture aeree

Nel progetto presentato e contrattualizzato nel 1991 erano definiti anche i costi previsti per realizzare i “nodi”, il “materiale rotabile” e le “infrastrutture aeree”, rispettivamente quantificati in 2.080 miliardi di lire, 4.800 miliardi di lire e 1.200 miliardi di lire.

Alla data odierna, non sono mai stati forniti dati completi e dettagliati sui costi effettivi sostenuti e da sostenere. Stime attendibili, formulate sulla base delle informazioni parziali fornite da TAV, RFI e FS forniscono i seguenti valori: per i nodi, da 1.064 milioni di euro (fatto 100) si passa a 8.700 milioni di euro (diventa 818); per il materiale rotabile da 2.454 milioni di euro (fatto 100) si passa a 8.500 milioni di euro (diventa 346); per le infrastrutture aeree da 614 milioni di euro (fatto 100) si passa a 3.100 milioni di euro (diventa 505).

ulteriori costi

Del tutto sconosciuti invece sono altri costi sostenuti direttamente o indirettamente dallo Stato per la progettazione, la gestione delle relazioni contrattuali e altre opere strettamente correlate al progetto. Anche in questo caso, vi sono solo stime, comunque molto attendibili, fornite da istituti di ricerca di settore. Le ulteriori voci sono: quelle riferite ai costi diretti e indiretti sostenuti o da sostenere fino alla chiusura dei cantieri da parte delle società interamente a capitale pubblico “FS Spa, TAV Spa, Italferr Spa e RFI Spa”, e quelli relativi alle “opere compensative o indotte” concordate con gli enti partecipanti alle conferenze dei servizi. Per la prima voce la stima è pari a 3.900 milioni di euro e per la seconda è di 9.200 milioni di euro.

i costi complessivi del progetto av del 1991

Il costo del progetto presentato il 7 agosto 1991 stimato e contrattualizzato con una cifra complessiva (tratte, nodi, materiale rotabile, infrastrutture aeree e interessi intercalari) pari a 14.153 milioni di euro (dato ufficiale) è oggi lievitato (tratte, nodi, materiale rotabile, infrastrutture aeree, interessi intercalari, costi delle società e opere compensative) a 88.150 milioni di euro. Fatto 100 il costo stimato e contrattualizzato nel 1991 oggi siamo ad un costo stimato pari a 623.

i costi e gli oneri finanziari

Lo straordinario aumento dei costi non tiene conto degli oneri futuri che questi proietteranno nelle casse dello Stato. I costi infatti sostenuti e da sostenere fino alla chiusura dei cantieri sono in parte “prestiti” attivati da TAV (e Infrastrutture Spa).

Mentre, infatti, gli “interessi intercalari” (già considerati come voce di costo) sono coperti annualmente dal bilancio dello Stato, la copertura della quota di capitale, e relativi interessi, da restituire sarà da valutare dal momento della attivazione a regime del “servizio AV/AC” e cioè dal 2009 in avanti. Anche in questo caso dati ufficiali e attendibili non sono stati mai forniti. Le stime attendibili indicano in un importo di 2.200 milioni di euro, la quota media annua, per 30 anni, necessaria  per la estinzione dei debiti contratti con gli istituti bancari. Quota non coperta da ricavi del servizio.

punti oscuri, falsi e truffe

Tutta la gestione del progetto è stata accompagnata da atti, comunicazioni, contratti, pareri che, al di là degli illeciti sanzionabili, si sono caratterizzati per la loro opacità quando non esplicitamente falsi.

L’elenco sarebbe troppo lungo e comunque oggetto di indagini di diverse procure che hanno già comunque ricostruito passaggi, architetture, relazioni che, al di là degli illeciti forniscono comunque una ricostruzione da porre come base di conoscenza per valutare risultati e prospettive del progetto.

Si segnala per tutti il falso più clamoroso che per oltre 7 anni (1991-1998) ha consentito di costruire una architettura contrattuale fra FF.SS., TAV, e general-contractor con procedure e accordi fuori da ogni evidenza pubblica: quello del finanziamento privato del 60% delle risorse necessarie. Un falso comunicato e passato indenne nelle aule del Parlamento, sui tavoli di Ministri e addirittura sul Tavolo del Consiglio di Stato che, nel parere fornito al Ministero dei Trasporti il primo ottobre 1993 (in merito alle trattative private di TAV con i general-contractor), premette che: <<la circostanza che la TAV è partecipata maggioritariamente da privati (40% Ente FF.SS. e 60% privati) e che, quindi, non è autorità pubblica, né è una impresa pubblica, ai sensi dell’art. 1 n. 1 e 2 della direttiva n. 90/531>>. Premessa che consente di esprimere una valutazione di conformità delle trattative private, ma che il Consiglio di Stato assume come tale, riportando un dato assolutamente non vero, anzi assolutamente falso. Alla data del parere infatti non solo FS aveva il 45% (e non il 40%), ma addirittura la Banca Nazionale delle Comunicazioni (società al momento al 100% di FS) aveva una quota del 5,5% e dunque la maggioranza non solo era pubblica ma era addirittura in capo alla stessa FF.SS.; di più, la stragrande maggioranza delle banche che avevano sottoscritto il capitale sociale erano istituti pubblici e in quel momento il capitale effettivamente versato, sui 100 miliardi sottoscritti, risultava essere di 51 miliardi e 100 milioni, quasi tutti versati solo da FF.SS. Non è indifferente segnalare che proprio il presidente del Consiglio di Stato, che ha assunto come vera questa clamorosa bugia, sia stato, un anno più tardi nominato presidente della FS spa.

Solo nel 1998 questo falso clamoroso è stato pubblicamente denunciato, senza alcuna conseguenza, da un Ministro delle Repubblica con parole inequivocabili: <<…quando siamo andati a vedere abbiamo constatato che era una cosa falsa, è bene che si sappia che è finita la quota pubblica del 40%, mentre il 60% dei privati non si è mai visto>>. Il Ministro Claudio Burlando denunciò questo clamoroso falso il 23 marzo 1998, ciò nonostante nulla fu fatto per azzerare o comunque ridefinire una architettura contrattuale e finanziaria fondata su presupposti falsi. Di più, i cosiddetti privati sono stati rimborsati della loro quota di partecipazione ed il pubblico si è fatto interamente carico della truffa ai danni delle casse dello Stato.

gli errori ed i falsi continuano

Nonostante quanto fin qui evidenziato, proprio il cosiddetto “modello TAV” (locuzione inventata dal Ministro Pietro Lunardi) è stata assunto come riferimento per la realizzazione delle grandi opere della “legge obiettivo” (legge n. 443/2001). Proprio con tale legge, e con il modello TAV che la sostiene, si sono avviate in questi anni altre opere che rischiano o di creare voragini nel bilancio dello Stato o di rimanere delle clamorose incompiute.

per una commissione di inchiesta

Una puntuale e seria ricostruzione della vicenda TAV dunque rappresenta non solo una utile e doverosa opera di trasparenza ma anche uno strumento fondamentale per conoscere i caratteri fondamentali di questo modello contrattuale e finanziario che rischia di provocare danni irreparabili per l’economia del nostro paese.