Val di Susa, battaglia sull´Alta velocità 

I sindaci guidano la protesta: stop ai sondaggi geologici sulla Torino-Lione. La polizia si ritira ma con un blitz nella notte occupa l´area 

Tafferugli con gli agenti: dieci feriti. Bloccati i treni per la Francia 

 
di Meo Ponte da Repubblica del 1/11/05 – Pag 15

SUSA - Nel buio la montagna di Mompantero è un profilo aguzzo dove balenano rari falò accesi dietro alle barricate. Muri di pietre e tronchi dietro ai quali attendono le avanguardie degli anti Tav. Sono saliti sin lassù nel cuore della notte per bloccare la strada che porta al Rocciamelone e ai tre siti scelti dai tecnici della Ltf, l´impresa incaricata dei sondaggi del terreno, per l´installazione dei cantieri di carotaggio. È una gran giornata quella di ieri per quanti in Val di Susa lottano da anni contro la linea ad alta velocità Torino-Lione. Comincia prima dell´alba, quando i manifestanti partono per bloccare l´accesso alla zona, e finisce che è di nuovo buio, quando il picchetto è stato tolto e gli agenti tornano a recintare l´area. La beffa finale.


La Ltf ha ripetuto che i suoi tecnici hanno solo il compito di delineare le tre aree dove poi effettuare i sondaggi in cerca di eventuali tracce di amianto e uranio. Gli oppositori alla Tav, che poi sono quasi tutti gli abitanti della valle, sindaci e assessori in testa, e che da anni ribadiscono l´inutilità dell´opera in una zona di montagne pregna di amianto e uranio (la Val Susa ha il triste primato italiano delle morti per tumore) hanno risposto che non avrebbero accettato quello che per loro è l´inizio dei lavori. Il ministro Lunardi però è stato categorico: i sondaggi devono essere avviati. In ballo ci sono i contributi Ue. Contro questo diktat in giornata si batteranno in mille secondo la questura, in più di duemila per Antonio Ferrentino, il presidente della Comunità montana.


Per accompagnare i tecnici della Ltf il prefetto di Torino ha mobilitato ogni uomo a disposizione. Carabinieri, polizia e guardia di finanza hanno annullato le licenze e raccolto a Susa 900 uomini. Le prime colonne che arrivano si trovano di fronte a una barricata di pietre e non più di un centinaio di persone. Ma ci sono Mario Russo, il sindaco di Chianocco e Marina Mancini, assessore di Avigliana. Indossano la fascia tricolore, sono lì con la gente dei loro comuni e i ragazzi dei centri sociali. Il vicequestore Salvatore Sanna è un uomo pacato e dice loro: «Devo accompagnare i tecnici sui siti, a lei sindaco e a lei assessore chiedo di sgombrare la strada. Avete cinque minuti». Prima che scada l´ultimatum però dal sentiero Stellina usato dai partigiani e dai boschi arrivano donne, pensionati, bambini che sono riusciti a filtrare attraverso il cordone di polizia e ben presto sulla stretta strada che porta al bivio ci sono settecento persone, altri trecento balenano come ombre nella boscaglia.

 

Duecentosessanta sono già al sito Seghino. Polizia e carabinieri applicano l´arte occidentale della guerra: fianco a fianco come gli opliti greci spingono con gli scudi i manifestati, compresi sindaci e assessori. La prima barricata è espugnata, così come la seconda ma sul ponte del torrente Ganduja li ferma un guard rail divelto e una barriera umana. Ci sono momenti di tensione: l´assessore Mancini è calpestata, il sindaco di Condove Barbara De Bernardi è schiacciata da un scudo in plexiglas. La falange di polizia e carabinieri però impiega sei ore per conquistare 200 metri di strada. Non si può sfondare quel muro umano. Due ragazzi sono fermati, un terzo è risucchiato tra le file degli agenti, la vigilessa di Villarfocchiardo che ha accompagnata il sindaco con il gonfalone è identificata. Tutti e quattro sono denunciati come l´altra vigilessa, Maria Teresa Giai, che porta la bandiera di Borgone, presa negli scontri divampati a Mompantero, in paese, quando una camionetta porta in caserma i primi fermati. In tutto saranno una cinquantina i denunciati alla fine della giornata compresi quelli che bloccano i treni per la Francia, prima a Bussoleno e poi a Borgone. Dieci i feriti. Alle 17 però la battaglia del ponte sul Ganduja è vinta dai manifestanti. Carabinieri e polizia sembrano ritirarsi. È però una vittoria effimera: alle 20 mentre i manifestanti riscendono a valle, truppe fresche salgono sulla montagna e con il favore del buio aiutano i tecnici Ltf a picchettare l´area dei cantieri.