Tav, nuovi appalti taglia-costi

ALTA VELOCITÀ’. Il viceministro spiega la decisione di revocare i contratti fatti dal governo Berlusconi:

«Con le gare pubbliche risparmiamo il 20 per cento»

 

di Camilla Ferro da L’Arena del 4/2/07 – pag 26 – Cronaca di Verona e Provincia

 

C’è poco da dire, parlano i numeri. Un chilometro di Tav della Milano-Verona, su progetto preliminare, costa 51,20 milioni di euro e uno della Verona-Venezia 47,02. All’estero, per lo stesso prodotto, si è speso cinque volte meno: la Parigi-Lione è stata realizzata con 9,7 milioni al chilometro, la Madrid-Siviglia con 9,2, la Tokio-Osaka con 8,5.

C’è davvero poco da dire: l’Italia delle «grandi opere» è grande anche nella spesa. L’esempio eclatante è quello della Bologna-Firenze, a chiamarla «binario d’oro» non si sbaglia: 76,03 milioni al chilometro. Dicono bene i No-Tav: più che Alta Velocità questa è Alta Voracità.


È per «fermare» questo sperpero pubblico che il Consiglio dei ministri la scorsa settimana ha deciso di revocare le concessioni delle tre tratte Milano-Verona, Verona-Padova e Genova-Milano, ferme ancora al progetto preliminare, cancellando attraverso decreto legge i contratti stipulati con i General Contractor dal governo Berlusconi. «I lavori saranno riassegnati attraverso pubblica gara d’appalto», spiega il viceministro ai trasporti Cesare De Piccoli, «e questo permetterà di abbattere i costi almeno di un 20 per cento. Finalmente, si comincia a ragionare».


Dice di più, il sottosegretario. «Per fare chiarezza sui costi della Tav saliti alle stelle rispetto ai preventivi del ’91», spiega, «il Senato ha deciso di istituire una commissione d’indagine per cercare le cause di tanta spesa e verificare le eventuali responsabilità di chi non ha controllato e ha permesso che lo Stato si indebitasse in maniera assurda per la grande opera ferroviaria».


De Piccoli anticipa altri provvedimenti del suo governo per risolvere il problema: «Con questa Finanziaria del 2007 finiremo la Napoli-Milano, con quella prossima del 2008 ci saranno tutti i soldi per avviare le tratte ancora ferme, come quelle in provincia veronese». Soddisfatto: «Noi portiamo i fatti, qualcun altro per anni ha venduto solo parole. Il nostro obiettivo ora, dopo il reperimento del denaro, è quello di guadagna re il tempo perso dal governo Berlusconi che ha sbandierato sempre la grande opera ferroviaria come necessaria e indispensabile e in cinque anni non ha messo in bilancio un euro, dico uno, per farla». De Piccoli insiste: «Adesso tocca a noi aggiustare questo disastro: lo stiamo facendo, e credo bene, riportando l’affare Tav alla massima trasparenza e alle regole del pubblico mercato con gare d’appalto su scala europea per l’assegnazione dei lavori». Insiste: «Chi ci ha preceduto le aveva abolite conferendo gli incarichi direttamente alle ditte, con tutto quello che poi ne è conseguito». Favoritismi e agevolazioni ai soliti «amici degli amici»? «No comment», replica secco, «ma le risposte stanno nel risultato sotto agli occhi di tutti. Il centro-sinistra ha avviato la Tav negli anni ’90 quando era al governo, c’è stato poi un intermezzo disastroso con Berlusconi, ora che siamo di nuovo al potere completeremo l’opera, e lo faremo nel rispetto delle regole».


Alla fine la stilettata ai rivali del centro- destra è arrivata. Ed è arrivata anche la risposta alle «critiche» espresse il giorno dopo la revoca dei contratti per la Milano-Verona e la Verona-Padova da parte dell’onorevole Alberto Giorgetti e del presidente della Provincia di Verona Elio Mosele. Il primo ha presentato a nome di Alleanza Nazionale una interrogazione a risposta immediata relativa appunto al ritiro delle concessioni. Il secondo ha espresso «delusione per un provvedimento che ha tanto il sapore di essere attacco politico più che vero servizio al paese, facendo correre all’Italia il reale rischio di perdere il corridoio alta velocità numero 5: alla fine, perderemo davvero il treno».


Il viceministro non ci sta. «Eh no, proprio Giorgetti che con il suo governo per 5 anni non ha fatto niente di buono per la Tav», si innervosisce De Piccoli, «viene a dire adesso che rifare le gare d’appalto significa perdere tempo? E lui e il suo governo, quando potevano guadagnarlo, cos’hanno fatto per un’intera legislatura per sbloccare lo stallo in cui è finita Tav? Quanto ai costi che sono 5 volte quelli del mercato, cosa ha da dire Giorgetti a difesa dell’operato del centro destra?» «Quanto a Mosele», conclude il sottosegretario, «mi spiace solo che la pensi così».


De Piccoli, intanto, prosegue con le sue visite «pastorali» ai Comuni veronesi che ospiteranno l’Alta Velocità. Dopo essere stato a San Bonifacio da sempre contrario al tracciato e essere ricorso più volte al Tar, venerdì pomeriggio affronterà l’amministrazione di San Martino Buon Albergo e i suoi cittadini che da sempre chiedono lo spostamento della ferrovia storica a sud dello stesso, in affiancamento ai binari Tav. «So cosa vogliono», commenta il viceministro, «ma bisogna capire che da qualche parte questa ferrovia bisogna farla: se tutti propongono di realizzarla nel giardino del vicino perchè non la vogliono in casa propria, si perde solo tempo. Tempo prezioso».