AMIANTO Uno scavo ad alto rischio
To-Lione,
Studio di impatto ambientale
La
presenza del minerale è data per scontata nel progetto di Ltf. Come gestire il
problema?
di Massimiliano
Borgia da Luna Nuova del 9/11/10 – pag. 2
Le polveri dei
cantieri del Tav potrebbero tranquillamente contenere grandi concentrazioni di
amianto. Questa possibilità è quasi data per scontata nel progetto di Ltf che
infatti prevede soluzioni per lavorare in presenza di amianto e per smaltire lo
smarino amiantifero limitando la massimo i rischi per lavoratori e popolazione.
Secondo lo Studio
d'impatto ambientale le rocce dei settori interessati dal tunnel di base e dal
tunnel dell'Orsiera «sono talora coinvolte in zone di taglio fragile-duttile
in cui è stata segnalata la presenza di vene con anfibolo a tessitura fibrosa».
«Gli studi precedenti, realizzati dal Politecnico di Torino (2003, 2004,
2005), dal Dipartimento di scienze della terra dell'Università degli studi di
Torino (2005) e da Ltf stessa (2009) hanno messo in evidenza come in alcuni
campioni di roccia prelevati in superficie siano state riconosciute
mineralizzazioni contenenti amianto con caratteristiche asbestiformi».
Per la realizzazione
dell'opera si prevede lo scavo di un tratto di circa 420 metri all'interno di
rocce che già si conoscono come amiantifere. Ma, è scritto nel Sia, «allo
stato attuale delle conoscenze, limitato alle informazioni ricavate dai rilievi
geologici di superficie, non è possibile definire con precisione le geometrie
che i diversi litotipi assumono in profondità».
Nell'area di
Mompantero le specie mineralogiche amiantifere sono principalmente costituite
da tremolile, attinolite e crisotilo. In particolare sono stati riconosciuti
due principali settori a monte dell'abitato di Mompantero in cui sono presenti
mineralizzazioni asbestiformi concentrate sia in masse che lungo zone di taglio
duttile-fragile dentro le cosiddette "rocce verdi". In particolare,
l'amianto è stato osservato durante gli studi per il Sia lungo la strada che porta
alle frazioni Bianco e Braida «dove l'anfibolo amiantifero è relativamente
ubiquitario». Poi è stato trovato a monte della località Seghino tra le
frazioni Cugno e Ganduglia.
«Allo stato attuale
delle conoscenze - si legge nel Sia - non è possibile prevedere con
certezza la presenza a quota tunnel di queste strutture geologiche con
associate concentrazioni di minerali asbestiferi». Dall'analisi dei volumi
di marino, derivanti dallo scavo del tunnel di base il volume stimato di marino
derivante dallo scavo della tratta sotto Mompantero dovrebbe essere di circa
76mila metri cubi.
Come gestire l'amianto
trovato nelle rocce di scavo? Ltf dichiara di avere bisogno di nuovi carotaggi
per prendere una decisione. «Il preciso dimensionamento delle attrezzature
necessarie alla gestione del materiale di scavo e delle procedure operative
potrà avvenire solamente a valle delle risultanze delle indagini integrative,
cioè quando saranno definiti con precisione l'assetto geo-strutturale del
settore interessato dallo scavo in sotterraneo ed il volume di materiale
contente minerali asbestiformi da gestire. A questo proposito sarà necessaria
l'esecuzione di un'ulteriore campagna indagini».
Un altro punto di potenziale pericolo è il portale ovest del tunnel Orsiera, da cui potrebbero sprigionarsi fibre di amianto che si potrebbero disperdere in aria ed essere conseguentemente estratte dal tunnel tramite l'impianto di ventilazione. La legge prevede comunque che l'amianto sia incollato con cemento e resine, oppure che lo smarino amiantifero venga fuso ad altissima temperatura per essere sottoposto a processi di ceramizzazione, vetroceramizzazione, vetrificazione o litificazione (trasformazione in pasta rocciosa inerte).
Per fare questo è
necessario costruire una specie di "acciaieria Ferrero" nella piana
di Susa. Infatti, in tutti questi casi gli impianti sono costituiti da un
sistema di pre-trattamento del materiale (macinatura), eventuale miscelazione
con componenti leganti, cottura in forni ad alta temperatura. I camini sono dotati
di filtri per prevenire l'eventuale dispersione di fibre in atmosfera, mentre
possono essere dotati di sistemi di post-combustione, al fine di minimizzare il
livello di emissioni.
Per lo scavo del
tunnel di base e del tunnel Orsiera «la scelta della tecnica di scavo dovrà
essere effettuata sulla base di analisi preventive finalizzate alla determinazione
della concentrazione del materiale amiantifero». Anche se il metodo di
scavo risulta già scelto (la talpa Tbm). Dovranno inoltre essere definite misure
di sicurezza dell'ambiente di lavoro, come ad esempio il monitoraggio dell'aria
di galleria e dell'acqua di ricircolo perché anche attraverso l'acqua che esce
dalle gallerie può disperdersi l'amianto.
Per far sì che non ci
sia dispersione di fibre dalle aree di lavoro, queste dovranno essere
compartimentalizzate a seconda del livello di contaminazione, le acque di
lavorazione (continua bagnatura del fronte per abbattimento polveri, barriere
ad acqua, ecc.) devono essere filtrate e riutilizzate per evitarne un
eccessivo consumo, l'aria delle gallerie dovrà essere filtrata (una sola
aspirazione al fronte e filtri assoluti prima dell'immissione in atmosfera),
infine i mezzi dovranno essere lavati in aree di lavaggio accuratamente
gestite.
Più complicata sarà la
gestione dello smarino. Ai sensi della normativa vigente, il marino dovrà
essere sigillato. A questo proposito «l'impiego di big bag, ideati per
materiali edili e non per il marino di galleria, risulta problematico (in fase
di trasporto e in fase di stoccaggio)». Il Sia consiglia di fare
riferimento al progetto di completamento della galleria Cesana-Claviere, per il
quale sono stati previsti cassoni in calcestruzzo sigillati con getto in
cemento.
Gli scenari di trattamento secondo il Sia dovranno contemplare le seguenti fasi lavorative: incapsulamento in galleria del materiale di scavo in apposti contenitori rigidi sigillati e idonei al trasporto di materiale in breccia; decontaminazione dei contenitori sigillati mediante lavaggio delle superfici esterne per l'eliminazione di qualsiasi traccia di fanghi o altro materiale che possa successivamente generare polveri in atmosfera. La decontaminazione deve avvenire internamente all'area chiusa del tratto di galleria artificiale previsto all'imbocco nella piana di Susa del tunnel di base; trasferimento dei contenitori decontaminati verso l'ambiente esterno su automezzi anch'essi decontaminati; avvio dei contenitori all'impianto di trattamento; svuotamento dei contenitori ed avvio del materiale contenente minerali asbestiformi al ciclo di trattamento; decontaminazione dei contenitori svuotati e trasferimento verso il fronte di scavo. Se fosse scelta la vetrificazione il materiale, prima di essere riutilizzato dovrebbe essere sottoposto ad analisi.
Le acque di
lavorazione utilizzate per l'abbattimento delle polveri al fronte, per la
pulizia dei mezzi, peri sistemi di compartimentazione e di decontaminazione
dovranno essere trattate con sistemi di depurazione e filtraggio assoluto per
permetterne il riuso in tutte le fasi operative (escluso il reimpiego per le
docce del personale).
Ma l'amianto potrebbe
anche essere smaltito così com'è incapsulato in un deposito sotterraneo oppure
trasferito in discariche speciali magari su vagoni diretti in Germania.