Lettera dai NO-TAV al popolo dei beni comuni

 

(dal sito www.notav.info)

La vittoria del referendum ha dato una ventata di buon umore in un Paese messo male. La campagna di sostegno ai 4 SI è stata una vera e propria mobilitazione dal basso che, avvalendosi di tutti gli strumenti comunicativi possibili, (tolti i media “ufficiali”) ha fatto breccia nelle coscienze assopite degli italiani. Non è una vittoria di nessun’altro se non del popolo, che ci ha creduto e ha riscoperto il voto come forma di partecipazione diretta. Perché per il referendum non dovevi votare un faccione qualunque, promesse campate in aria, parole d’ordine fasulle. E’ stato semplicemente un atto di volontà che ha tramutato in risultato la splendida mobilitazione del popolo dell’acqua e il nascente movimento antinucleare, conditi da un sano anti-berlusconismo. Dire poi Si per dire No non è mai stato così semplice, se di fronte avevi, com’era, l’arroganza del potere che ci deve vendere anche l’acqua (a quando l’aria?) e il peggior incubo nucleare in salsa italica.

 

Non ha vinto il Pd, si metta il cuore in pace e nemmeno Di Pietro che ha cavalcato la spinta referendaria. Ha perso Berlusconi e la sua cricca, con questi SI. Hanno perso Chicco Testa e Veronesi che insieme al buon ex ministro Scajola, non hanno avuto la decenza di stare zitti nemmeno ieri.

 

Ha vinto il popolo, il popolo dei beni comuni, che ha trovato un elemento di ri-aggregazione intorno ai quesiti referendari, e si sa che se convinto, il popolo può tutto.

 

In Valle di Susa abbiamo festeggiato di buon gusto. Non solo perché anche a noi i temi del referendum stavano particolarmente a cuore, ma perché vedere il popolo ricostituirsi tale, ci ha fatto sentire in compagnia. Il movimento No Tav è un grande piccolo popolo del bene comune, da oltre vent’anni, e si è messo in movimento dal 2005. Difendere la terra, le risorse naturali, i soldi pubblici e non per ultima la dignità è quello che facciamo tutti i giorni, andando alla Maddalena, e tutte le notti, chiudendo le barricate.

 

La nostra lotta, con umiltà e una buona dose di sogni, ha la capacità di incarnare gli stessi temi e gli stessi principi che hanno caratterizzato questa splendida mobilitazione. Il concetto di pubblico, di collettivo, di salubre, di onesto e di comune sono alla base delle nostre bandiere con un treno crociato. E’ che non ci possiamo permettere di aspettare, siamo costretti ad agire per rendere questa battaglia un po’ meno impari di come si presenta. Dopo aver dimostrato che Fermarlo è possibile nel 2005, e avere riacceso una speranza in tutta Italia, vedendo fiorire, ispirate a noi, mille lotte per la difesa del territorio, siamo rimasti attenti e vivi e i nostri avversari hanno preparato i piani. Ci sembra di rivedere quella scintilla oggi dopo questo risultato, del quale anche noi godiamo (legittimo godimento…) ma non fino in fondo perché aspettiamo da un momento all’altro le truppe di Maroni provare a varcare la strada dell’Avanà.

 

Vorremmo che quella strada fosse percorsa da questo nuovo popolo, il popolo dei beni comuni, che in marcia, come solo chi conosce la durezza delle salite, partecipasse (realmente o idealmente) alla nostra lotta, che non è solo della Valle di Susa, ma di tutti e tutte quelli che credono che non si possa rinunciare alla libertà e alla dignità tanto facilmente.

 

La firma in calce ai nostri manifesti dice: No Tav Una garanzia per il futuro, di questo siamo diventati consapevoli, e oggi, sempre meno soli, come ci ha detto la Fiom al presidio della Maddalena: “Siamo fratelli di lotta e nella lotta” del grande popolo dei beni comuni.

 

Lele Rizzo

 

15 giugno 2011