Torino e Lione sono più distanti: soppresso il treno che
le collegava
Di Andrea Spessa
Luna Nuova del 15/10/2004
Torino e Lione, oggi, sono più distanti. Mentre continua la discussione su progetti, finanziamenti e impatto ambientale della nuova linea ad alta velocità che dovrebbe unire la Francia e l’Italia, è stato soppresso l’ultimo treno “diretto” tra le due città. Questo perché l’attuale linea – secondo Michel Boulesteix, direttore della Artesia, società mista italo-francese di gestione del traffico ferroviario tra i due Stati - viaggiava con un passivo annuo di 6 milioni di euro. Per Artesia, joint venture tra Trenitalia e SNCF, la linea non porta reddito e non è pensabile un’utile di esercizio senza sovvenzioni pubbliche. Per questo motivo la società ha deciso di puntare sull’altra direttrice di collegamento tra Italia e Francia, la Milano-Parigi.
Dieci anni fa Torino era legata a Lione da tre convogli diretti al giorno, con fermate a Porta Nuova e Porta Susa e l’arrivo a Part Dieu, la stazione centrale del capoluogo della Rhone-Alpes. Oggi un solo TGV ferma a Porta Susa, ma arriva da Saint Exupèry, l’aeroporto di Lione, distante un’ora dal centro della città. L’alternativa è altrettanto scomoda e lenta: prendere uno dei due TGV per Parigi, cambiare treno a Chambèry, acquistare il biglietto per Lione (non è possibile comprare un biglietto unico in Italia) e aspettare la coincidenza per Lyon Part Dieu. Sono 330 chilometri, e con il treno delle 8,13 da Porta Susa ci vanno 4 ore abbondanti, mentre con quello delle 9,15 molte di più.
La soppressione dei treni diretti non è una manovra temporanea; Torino e Lione resteranno lontane fino al 2020 quando, secondo le previsioni di Artesia, entrerà in funzione la linea ad alta velocità. Da allora – secondo le stime dei flussi di traffico sul cosiddetto Corridoio 5 (Lisbona-Kiev) – viaggeranno sulla linea Torino-Lione 4 mila passeggeri al giorno e quasi il 40% delle merci in transito tra l’Italia ed il resto dell’Unione Europea.
Una previsione di incremento del traffico decisamente imponente, considerando che ad oggi i collegamenti diretti sono sospesi proprio per la scarsa redditività della tratta. Questo dato non è sfuggito a Pro Natura Piemonte, che in una lettera a firma di Emilio Delmastro indirizzata a presidenza e giunta della Regione e della Provincia rilancia la proposta, già avanzata nel 2001, di una linea ferroviaria alternativa che colleghi Nizza-Cuneo-Torino-Aosta-Martigny. Il documento, che riferendosi al progetto di alta velocità parla di una linea dai costi astronomici, non giustificati dagli studi sui flussi di traffico dei passeggeri e dal fallimento della fase di sperimentazione del ferroutage per trasportare i TIR sui treni, parla dell’”improponibilità di un progetto che alle enormi risorse finanziarie da impegnare unirebbe il definitivo disastro ambientale della Val Susa, ancora una volta usata come corridoio di transito, e renderebbe inutile il SITO di Orbassano” e conclude affermando che grazie alla linea alternativa via Cuneo, “il ruolo di Torino ed il suo collegamento con l’Europa dell’ovest e quella centrale ne risulterebbero avvantaggiati, con una spesa minore”.
E sempre la linea ad alta velocità, nei giorni scorsi, ha acceso il dibattito politico torinese. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, venerdì scorso, ha lanciato l’allarme sui fondi per la realizzazione della linea ferroviaria durante un vertice dedicato ai progetti strategici per il futuro di Torino che ha riunito la giunta, i rappresentanti degli imprenditori, degli industriali, dei commercianti e dei sindacati. Il sindaco, da sempre accanito promotore dell’opera, si è dichiarato preoccupato ed ha messo in evidenza come, nonostante le ripetute rassicurazioni del governo e gli accordi con la Francia, ad oggi ci siano i soldi sufficienti solo per effettuare i sondaggi necessari al progetto preliminare. Altro motivo di apprensione, per Chiamparino, è il fatto che la richiesta di finanziamento alla BEI (Banca Europea d’Investimento) per il Brennero è già pronta, mentre per la Torino-Lione è ancora in alto mare.
Dura la replica del vice-ministro ai trasporti Ugo Martinat che da Avigliana, durante l’inaugurazione dei cantieri per la variante alla statale 589, replica a Chiamparino che le risorse non ci sono solo ed esclusivamente perché non esiste ancora il progetto esecutivo dell’opera. Secondo Martinat è solo una questione di tempo; tra un anno, un anno e mezzo, quando ci sarà il progetto definitivo, si avvieranno le pratiche per chiedere le risorse economiche necessarie alla realizzazione dell’opera.