Le fibre del TAV sono pericolose
Gli oncologi preoccupati: dagli scavi rischi per la salute

Di Patrizio Romano - La Stampa, 7 Febbraio 2004

Un grido d’allarme contro la morte silenziosa causata dall’amianto.
Questo il senso del dossier, curato dal dottor Edoardo Gays oncologo dell’ospedale San Luigi, sui possibili danni provocati dai materiali di riporto degli scavi per il TAV.
“Un tunnel, di 23 chilometri, che da Grange di Brione va fino a Venaus –spiega Gays- da cui verrano estratti circa 7 milioni di metri cubi di terra, e di questi più di un milione sono rocce amiantifere. E non esiste un piano per fare questi lavori in sicurezza e per poi smaltire questo veleno”.

E l’ansia dell’oncologo è che ci sia un danno irreversibile.
“Senza fare allarmismi e dichiarazioni antiTav –afferma- bisogna però dire che la situazione è preoccupante. Perché l’amianto è un killer silenzioso”. Silenzioso per diverse ragioni. “Infatti, prima di tutto perché chi dovrebbe parlarne tace –sostiene- poi perché invisibile, infine perché non esiste una soglia minima di esposizione: la tolleranza è zero”. E la malattia può covare per anni. “Fino a tre lustri –ammette- . Poi in soli 9 mesi si muore. Più veloci erano solo i campi di sterminio nazisti, in cui la speranza di vita era di 3 mesi”.

E Gays non vuole essere costretto un giorno a visitare i nuovi malati.
“Anche perché non esistono cure” ammette. Così ha iniziato a raccogliere la documentazione sul caso <<amianto-TAV>>. “Tutte analisi commissionate da RFI (Rete Ferroviaria Italiana, ndr) –confessa- niente di segreto”. Come i 39 campioni di roccia esaminati da geologi dell’Università di Siena. “Su 33 c’è amianto –sottolinea- e ben 13 contengono il crisotilo, ossia l’amianto bianco di Balangero. Perché è noto a tutti che la vena di quella cava finisce verso Druento e San Gillio. Proprio sulla tratta del TAV”.

E cresce la paura di esposizione.
“Certo –sentenzia-. Perché non esiste un piano per arginare questo problema”. Anzi, nei documenti della RFI Gays ha scoperto che 500 mila metri cubi dei materiali estratti verranno depositati ad Almese. “Una colonna quadrata di 50 metri di base e alta 400 –dice allibito-. Insomma, quanto una delle torri gemelle. Un edificio di amianto esposto al vento della valle, che spinge verso Torino con raffiche fino a 40 chilometri all’ora. Senza nessuna protezione”.

E il rischio di aumento dei tumori sale.
“Se oggi le morti per mesotelioma (tumore causato dall’amianto, ndr) in Piemonte sono 5 all’anno ogni 200 mila abitanti –conclude- nella migliore delle ipotesi, con questa esposizione, saranno 500”.

E il dossier verrà consegnato a Roma e a Bruxelles: per gridare no alla morte silenziosa.