Gli attivisti bloccano il bus dei tecnici
Attimi di nervosismo sulla piazzola al confine tra Almese e Caselette

Di Massimiliano Borgia - Luna Nuova n. 34 venerdì 7 maggio 2004

Si è fermato molto più del previsto, su una piazzola della statale 24 al confine tra Almese e Caselette, il pullman turistico che mercoledì scorso trasportava in valle tecnici delle ferrovie, del ministero dei trasporti, della Regione e della Provincia.
Una visita non annunciata: sindaci, Comunità montana, nessuno è stato avvertito. Eppure, seppur in modo un po' rocambolesco, alcuni cittadini della valle hanno saputo della "perlustrazione" qualche giorno prima e si sono organizzati.

Il pullman fa tappa prima a Borgone, poi dalle parti della cava di Caprie. Passa da Almese senza fermarsi, prosegue verso Caselette e parcheggia nella piazzola sulla 24. Quella che doveva essere una fermata "tecnica" di una manciata di minuti per dare l'opportunità alla delegazione di osservare la linea ad alta tensione che taglia in due la piana di Caselette (proprio dove il progetto preliminare della linea ad alta velocità Torino-Lione prevede la costruzione della centrale di trasformazione del nuovo elettrodotto che alimenterà la linea), si è trasformata in una sosta forzata molto, molto più lunga del previsto: una quindicina di attivisti anti-tav, con tanto di bandiere e striscioni, ha accerchiato il pullman e lo ha letteralmente "inchiodato" sulla piazzola.
Sono da poco passate le 12; l'autista strombazza col clacson e cerca di ripartire ma non riesce a muoversi perchè i dimostranti sono irremovibili, alcuni seduti per terra a una manciata di centimetri dal pullman. Arrivano i vigili urbani ma si tengono fuori, stanno dall'altro lato della strada e controllano che il presidio a bordo strada non intralci il traffico.
Passano i minuti, si susseguono le telefonate e il numero dei manifestanti attorno al pullman aumenta fino a sfiorare la quarantina di persone; sono esponenti dei comitati spontanei, semplici cittadini, molti candidati e sostenitori della neonata lista "No Tav". L'atmosfera non è delle più rilassate: la delegazione tecnica si è chiusa all'interno del mezzo e i dimostranti non sembrano voler cedere.
Alle 12,30 arriva Luciano Frigieri, sindaco di Caselette, e sale sul pullman: «Voglio capire chi sono e perché sono qui». Un paio di minuti, scende dal pullman e spiega: «Mi hanno detto che sono venuti per verificare sul territorio le osservazioni che sono state fatte al progetto». Poi promette verifiche e consiglia ai dimostranti di lasciar andare il pullman. Ma l'idea agli attivisti non piace e gli animi si scaldano fino a dar vita a un testa a testa verbale senza esclusione di colpi tra l'anima istituzionale e quella popolare del movimento, tra Frigieri e Alberto Perino, portavoce della lista "No Tav". Perino: «Perché dobbiamo andarcene? Scendano dal pullman a parlare con noi!». Frigieri: «Sono sindaco e anche garante della pubblica sicurezza. L'azione di protesta l'avete fatta, ma bloccarli qui per troppo tempo è una cosa grave, se non li lasciate andare devo avvertire i carabinieri». «Chiamali! Non dipendiamo da nessuno e non dobbiamo rendere conto a nessuno. Non abbiamo poltrone da difendere! Non ce ne andiamo se non ci dicono di persona cosa vogliono e perché vengono qui di nascosto». «Non accetto lezioni di democrazia da voi». E così via, fino agli insulti.
Arriva anche il sindaco di Almese Giuliano Bosio con il vice Bruno Gonella. I carabinieri arrivano poco dopo, quando le porte del pullman si aprono e l'ingegner Gino della Regione scende a parlare con gli attivisti. E' molto teso. Ribadisce che la loro è una visita per valutare la validità delle osservazioni presentate sul progetto da privati ed enti locali. I buoni propositi del gruppo di dimostranti («lasciamolo parlare, non interrompiamolo, noi parliamo dopo») non sempre sono rispettati. «Perché non avete avvertito della visita? Nessuno, né sindaci né Comunità montana sapeva niente...». «Perché la legge Obiettivo non lo prevede e il nostro è un giro di ispezione per verificare le criticità che sono state segnalate da voi. Non c'era nessun motivo per avvertire nessuno». «Qui c'è l'amianto e l'uranio, lo sapete benissimo! Cosa volete sapere ancora?». «Se controlliamo è per limitare al massimo i rischi». «E allora controllate bene, che la pelle in gioco è la nostra, mica la vostra».
Poi una parola di troppo di Gino riaccende ancora gli animi: «Non possiamo pensare alla gente della valle come a un gruppo di Talebani che...». Una pioggia di fischi e risposte non gli permette di finire la frase. «Non l'avete ancora capito - è la replica ad alta voce di un valsusino - che qui in valle non ci dovete venire? Non vi vogliamo proprio, state a casa vostra!». Seguono applausi. L'ingegner Gino parla ancora per una manciata di minuti poi torna sul bus. All'una il pullman riparte lentamente facendo lo slalom tra le bandiere.
«Questa iniziativa spontanea, nata dalla lista "No Tav" - commenta a caldo il portavoce Perino - dimostra quanto sono attenti, vigili e sensibili alla questione Tav gli abitanti della valle». «E' bello vedere come la gente di valle si muova prontamente per salvaguardare la propria qualità della vita», fa eco la candidata alla presidenza della lista, Ivana Galliano, mentre Antonio Romano, candidato nella stessa lista, è dubbioso: «Gli ingegneri delle ferrovie e dei ministeri hanno già migliaia di pagine di relazioni, rilievi e dati. Secondo me oggi erano qui per altri motivi».
Per il primo cittadino di Almese, Giuliano Bosio, «quella di oggi è una reazione comprensibile. Gli stessi progetti parlano di gravi pericoli per la salute dei cittadini, ma finora nessuno ha fornito risposte concrete a questi problemi. Tutto questo non può che generare confusione e paura tra la gente. Le ferrovie non risolveranno mai niente senza un confronto vero con la popolazione e gli enti locali, che fornisca risposte concrete ai problemi». Per i carabinieri è tutto a posto: il pullman era fermo fuori dalla sede stradale, non intralciava il traffico quindi non c'è stata violazione al codice della strada.