Solidarietà dallo Stretto alla Val di Susa

Solidarietà piena alle popolazioni della Val di Susa: i Verdi di Messina, pur impegnatissimi nella campagna elettorale amministrativa, non dimenticano di far parte di un movimento ecologista e politico nazionale e internazionale. Nella Valle risuona “No Tav – no bomb”, esattamente come è stato detto a Messina quando scoppiarono le bombe sulle spiagge cittadine e qualcuno subito s’affrettò a dire che erano stati i no-pontisti.

Nell’Italia e nella Messina che si apprestano a cambiare governi succede una cosa “strana” rispetto al passato. In passato – un passato ormai alle spalle – quando veniva annunciata una “grande opera” popolazioni e politici locali esultavano: basta ricordare come la politica dei cosidetti “poli industriali” – il più vicino a noi era Milazzo – veniva accolta come grande occasione di sviluppo, di lavoro di massa e di acquisizione di gigantesco consenso. Adesso a Messina e in tutt’Italia si vede un movimento popolare che in maniera molto matura è in grado di fare i conti in tasca alle “grandi opere”, se servono veramente, se “schiacciano” le autonomie locali, se hanno un impatto devastante, se costano troppo rispetto ai vantaggi profilati e rispetto ad altre cose che si potrebbero fare in tempi più immediati e con risultati di diffusione dell’occupazione.

In Val di Susa come a Messina nel mirino c’è il modello della “grande opera”, con il cascame delle “inaugurazioni”, cui non segue alcuna politica di manutenzione. “I care” direbbero messinesi e valsusani se parlassero in americano; “ci tengo” ripetono “e ne voglio aver cura” in italiano, ma rispetto a cosa? Evidentemente sono cambiati – o stanno cambiando – i valori di riferimento: l’ambiente e il lavoro, le risorse locali e lo sviluppo si vanno intrecciando in maniera nuova e per poterlo fare debbono liberarsi dai lacci e lacciuoli degli interessi speculativi che – legali o illegali che siano – stanno dietro le “grandi opere”. “No al Ponte” e “No alla Tav” si legano in un patto di solidarietà nella costruzione di un modello alternativo che apre le porte del futuro.

Un’ultima annotazione vogliono proporre i Verdi messinesi: nella lotta – in ogni lotta – la capacità di imparare e di fare politica è rapidissima. Il movimento anti-Ponte guarda con attenzione alle forme di azione diretta non violenta che sta mettendo in campo il movimento contro la devastazione della Val di Susa: potrebbe essere un esempio anche per l’area dello Stretto.


Giuseppe Restifo, dell'esecutivo della Federazione regionale siciliana dei Verdi