MEDICINA DEMOCRATICA
12-11-2005

Riceviamo messaggi di ogni parte d’Italia dalle reti a noi collegate di comitati e associazioni e da semplici cittadini. Come noi questo messaggio lo stiamo moltiplicando per mille, così nello Stivale, e oltre, la solidarietà scritta di centinaia di migliaia di persone si stringe attorno alla popolazione della Val Susa che il 16 novembre scende di nuovo in campo con lo sciopero generale contro l’alta velocità ferroviaria (TAV), contro milioni di metri cubi di cemento, mega tunnel, sovrappassi faraonici, viadotti giganteschi.

Non solo di solidarietà si tratta, ma di partecipazione. Partecipazione perché noi a Susa ci saremo con pulman e auto, con i nostri consunti striscioni della Rete ambientalista, il coordinamento provinciale delle associazioni e dei comitati alessandrini. Partecipazione perché anche noi stiamo lottando per gli stessi obbiettivi: no al “TAV-terzo valico” fra Liguria e Piemonte, sì all’ammodernamento della rete ferroviaria esistente dove non contano i dieci minuti di velocità guadagnati ma le linee efficienti e puntuali, carrozze comode e senza cimici, ponti che non cadono ad ogni alluvione, treni riscaldati per i pendolari, vetture letto e ristoranti decenti. Partecipazione perchè, con noi, ci saranno tanti movimenti popolari che stanno lottando contro le “grandi opere” ferroviarie e stradali, e più in generale contro le devastazioni ambientali. Partecipazione perché, se non tutti potremo essere presenti in Val Susa, l’adesione ai contenuti e alle forme di lotta è totale, si esprime nelle parole d’ordine “la vostra lotta è anche la nostra”: è di tutti quanti noi che lottiamo per tutelare il nostro territorio dagli assalti di un modello di sviluppo vecchio e decrepito che procura solo danni all’ambiente, alla salute, alla storia, alla cultura dei nostri paesi.

Lotta pacifica e tenace di una intera valle, sindaci e assessori in testa, che da anni difendono il loro e nostro futuro ribadendo il costo economico e ambientale di un’opera inutile e devastante tra montagne pregne di amianto e uranio, in una stretta valle già ferita da una ferrovia sottodimensionata e ammodernabile, da due strade statali, un’autostrada, due elettrodotti. Un’opera utile solo a finanziamento per le multinazionali e gli speculatori: una grande rapina nazionale che nulla ha da spartire con il vero e meno dispendioso ammodernamento del trasporto ferroviario merci e persone.

Contro questo vento di democrazia, contro questa lotta non violenta, governo e regione Piemonte, i loro partiti, hanno mandato in campo truppe di migliaia di carabinieri, poliziotti, guardie di finanza, che spingono, calpestano, fermano, identificano, denunciano il muro umano di donne, pensionati, bambini. Si aggiungono le tempestive provocazioni, i pacchi bomba e le pallottole postali. La politica dovrebbe invece ascoltare la gente e sospendere immediatamente i lavori.

La segreteria