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Lione-Torino: gli attivisti contestano il divieto di accesso al territorio francese

Ventitré italiani e un francese, respinti alla frontiera a metà giugno mentre si recavano in Francia per manifestare contro il tunnel ferroviario, hanno presentato sabato (12 agosto N.d.T.) un ricorso al Tribunale amministrativo di Parigi. Denunciano l'abuso di una procedura concepita per combattere il terrorismo.

 

di Camille Polloni da mediapart.fr del 16-08-2023 - Traduzione a cura di Presidio Europa

https://www.mediapart.fr/journal/france/160823/lyon-turin-des-militants-contestent-leur-interdiction-du-territoire-francais

 

A metà giugno, in vista di un fine settimana di proteste contro il tunnel ferroviario Lione-Torino nella valle della Maurienne, il Ministero dell'Interno francese ha emesso 107 "divieti amministrativi" nei confronti di attivisti stranieri che avrebbero potuto recarsi sul posto.

 

Due mesi dopo, secondo Mediapart, ventiquattro di loro - quattordici uomini e dieci donne, la maggior parte dei quali trentenni - hanno fatto ricorso al tribunale amministrativo di Parigi per contestare i divieti e chiedere un risarcimento. Tra loro ci sono ventitré italiani e un francese, Lucas G., che è stato falsamente presentato come italiano e riportato oltre confine con i suoi compagni in seguito a un controllo stradale.

 

Le decisioni amministrative relative a questi attivisti, scritte in termini identici ad eccezione del nome e della data di nascita, affermano che la persona rischia di "unirsi a un gruppo con lo scopo di fomentare azioni violente" e che "la sua presenza sul territorio nazionale costituirebbe [...] una minaccia reale, attuale e sufficientemente grave a un interesse fondamentale della società".

 

Secondo gli avvocati Alexis Baudelin, John Bingham, Fayçal Kalaf, Amid Khallouf, Alexandre Maestlé e Camille Vannier, questi divieti "stereotipati" sono motivati esclusivamente dalle "opinioni" dei loro clienti e non si basano su "alcun elemento di fatto" relativo al loro "comportamento personale". I loro ricorsi al tribunale amministrativo insistono sulla violazione delle libertà fondamentali di riunione, opinione, espressione, manifestazione e movimento. 

 

Una misura contro gli jihadisti stranieri

Denunciano inoltre un abuso di procedura. I divieti amministrativi territoriali, creati dalla legge del 13 novembre 2014 "che rafforza le disposizioni relative alla lotta contro il terrorismo", erano inizialmente destinati a impedire l'ingresso in Francia di jihadisti stranieri che volevano commettere attentati in quel Paese. Nel caso degli attivisti ambientali, che "negano vigorosamente qualsiasi coinvolgimento in atti di terrorismo, l'uso da parte del Ministero dell'Interno di queste deroghe al diritto comune è del tutto incomprensibile", sostengono i loro avvocati.

 

Nei suoi divieti, il Ministero dell'Interno ha descritto Soulèvements de la Terre come un collettivo "noto per considerare la violenza come una necessità per portare avanti la causa ecologista". L'11 agosto, però, il Consiglio di Stato ha sospeso lo scioglimento del collettivo, in particolare perché non è stato dimostrato che "in alcun modo condona la violenza contro le persone". Il tribunale ha anche osservato che i danni commessi durante alcune azioni erano "limitati nel numero" e di "natura simbolica".

 

Al di là della sostanza, i divieti amministrativi emessi prima della manifestazione No-Tav sembrano essere stati redatti in fretta e furia, non sono firmati e a volte contengono errori di taglia e incolla. Uno di essi, datato 24 marzo, fa riferimento alla manifestazione di Sainte-Soline ma non alla mobilitazione nella valle della Maurienne di due mesi dopo, anche se l'attivista in questione è stato allontanato in quell'occasione. A metà giugno, di fronte ai primi ricorsi d'urgenza contro questi divieti, il Ministero dell'Interno ha deciso di abrogarne alcuni poco prima dell'udienza.

 

Parallelamente al procedimento giudiziario amministrativo, che dovrebbe durare diversi mesi, gli avvocati degli attivisti intendono portare il loro caso al Mediatore per i diritti umani francese e al Relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani contro l'uso improprio dei divieti amministrativi.

 

All'inizio di giugno, cinque antifascisti italiani sottoposti a tale misura sono stati arrestati in Francia dopo aver partecipato alla manifestazione in omaggio all'attivista antifascista Clément Méric. Tre di loro sono stati messi in un centro di detenzione e minacciati di espulsione - ma rilasciati da un giudice. Prima di loro, uno svizzero che aveva intenzione di recarsi a Sainte-Soline è stato arrestato, detenuto e deportato in aereo. Un tedesco e un belga che erano venuti a manifestare in Francia hanno subito la stessa sorte.