vai alla home page

Bookmark and Share

 

Piombino&C. come il Tav. Tutto diventa “strategico”

AIUTI BIS - Nel decreto un articolo prevede di creare “aree di interesse nazionale” in zone con progetti da almeno 300 milioni:

è la “militarizzazione” dei cantieri

 

di Marco Palombi da Il Fatto Quotidiano del 06-08-2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/08/06/piombinoc-come-il-tav-tutto-diventa-strategico/6754446/

 

Non solo c’è chi propone di “militarizzare” un po’ tutto (sì, Carlo Calenda), c’è anche chi lo fa (sì, Mario Draghi): un paio di articoli nel decreto Aiuti bis, quello approvato l’altroieri dal Consiglio dei ministri, possono davvero trasformare l’Italia in una sorta di grande cantiere del Tav Torino-Lione o in una mega-Ilva di Taranto: si parla di posti in cui le normali garanzie della legge sono sospese a maggior gloria della Nazione.

 

In poche righe, questo nuovo decreto stabilisce di fatto che qualunque zona della Penisola può essere dichiarata “area di interesse strategico nazionale” se il governo e/o i privati vogliono costruirci sopra un’opera anche di medie dimensioni, cioè da almeno 300 milioni di euro di investimento, che venga considerata dal governo di “interesse strategico”, espressione che – com’è noto – non è formalizzata e può dunque coprire vastissime porzioni dell’attività umana.

 

Ovviamente la prima cosa che viene è in mente è il rigassificatore di Piombino, osteggiato da un gran bel pezzo della popolazione e della politica locale, ma la norma ha portata generale e disegna un’idea di rapporto tra esigenze politico-economiche e Paese: a forza di commissariare opere, inventare corsie autorizzative veloci (fast track) per questo e quello e oggi creare dal nulla “aree di interesse strategico nazionale” anche per costruire un pezzo di autostrada, si finisce di fatto per far scomparire il normale iter autorizzativo di infrastrutture e insediamenti industriali. Tutto è strategico, tutto è urgente, i dubbiosi o gli oppositori sono nemici dello sviluppo del Paese.

 

La procedura è semplice e, se il testo in Gazzetta Ufficiale confermerà la bozza approvata in Consiglio dei ministri, senza alcun intervento del Parlamento: l’articolo 31 del decreto prevede infatti che un decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) – anche su proposta di ministeri, Regioni e Province autonome – possa istituire “aree di interesse strategico nazionale per la realizzazione di piani o programmi comunque denominati che prevedano investimenti pubblici o privati anche cumulativamente pari a un importo non inferiore ad euro 300 milioni relativi ai settori ritenuti di rilevanza strategica”. Tradotto: basta un piano economico-finanziario, l’individuazione dell’area e l’assenso di governo e Regione e questo “equivale a dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza delle opere necessarie”, anche ai fini degli eventuali espropri e delle modifiche urbanistiche. Se serve, si nomina pure un commissario che può lavorare in deroga a tutto escluse leggi generali e codice antimafia (modello Genova). In caso di opposizione o ritardi di Regioni ed enti locali, Palazzo Chigi ha larghi poteri sostitutivi che possono essere attivati nell’arco di giorni, non settimane…

 

Niente è lasciato al caso. Questi benedetti progetti di interesse strategico da 300 milioni almeno potrebbero infatti necessitare di complicate procedure autorizzative in merito ai rischi ambientali, paesaggistici e della salute (le autorizzazioni Via/Vas). Niente paura, per evitare problemi l’articolo 32 del decreto istituisce pure il “Procedimento autorizzatorio unico accelerato regionale per settori di rilevanza strategica”.

 

In sostanza si decide preliminarmente che, se il progetto/opera prevede filiere autorizzative sia nazionali che regionali “l’autorità ambientale competente è la Regione” e, se il proponente ne ha piacere, “tutte le autorizzazioni sono rilasciate nell’ambito di un procedimento volto al rilascio di un provvedimento autorizzatorio unico accelerato regionale”, il neonato “Pauar”. Tutta la trafila – dal momento in cui si presenta l’istanza, alle varie analisi e interlocuzioni tra le parti, fino alle eventuali modifiche al progetto e alla Conferenza dei servizi unificata finale – non può durare più di cinque mesi: in questi 150 giorni si deve produrre l’autorizzazione che contiene tutte le altre, ovvero il nuovo Pauar.

 

Insomma, le normali procedure autorizzative sono un fastidio e non il luogo in cui si compongono aspirazioni e interessi dei vari pezzi della società: se hai 300 milioni e il tuo progetto piace al governo pro-tempore sei strategico e se sei strategico non hai bisogno d’altro…