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Post-olimpico, nel mirino dei pm anche sindaci e amministratori

L’inchiesta sulla gestione dei siti per il 2006: accuse ad altre 26 persone

 

di Giuseppe Legato da La Stampa del 13-01-2022 - edizione di Torino

 

Non ci sono solo gli imprenditori dello spettacolo Giulio Muttoni, Giuseppe Muttoni e Roberto de Luca insieme al management attuale e passato di Parcolimpico e della Fondazione XX marzo tra coloro chiamati a rispondere del danno erariale causato dall’abbandono e della scarsa (o inefficace) manutenzione degli impianti nel periodo post-olimpico che hanno generato un deprezzamento delle strutture per 17,5 milioni. L’invito a rispondere alle contestazioni riguarda altre 26 persone tra cui molti politici e amministratori locali che nel tempo hanno avuto un ruolo all’interno della Fondazione stessa.

 

Tra questi figurano l’ex sindaco di Sestriere e attuale consigliere regionale della Lega Walter Marin (già consigliere del cda dal 2008 al 2013 e presidente della Fondazione dal 2015 al 2018), Mauro Meneguzzi sindaco di Sauze D’Oulx e consigliere d’amministrazione dal 2008 al 2015, Luca Salvai sindaco di Pinerolo, Franco Capra attuale primo cittadino di Claviere, Giuseppe Ferrari, per molti anni vice direttore generale del Comune di Torino e già presidente del cda di Parcolimpico fino allo scorso marzo. E ancora: Francesco Avato già sindaco di Bardonecchia, l’ex campione olimpico Pietro Gros componente del cda della fondazione dal 2008 al 2012, l’ex assessore regionale Andrea Bairati e altri. Per loro non è stato deciso alcun sequestro conservativo dei beni, a differenza di Muttoni e degli altri sei, ma l’invito a controdedurre «contiene – si legge agli atti del procedimento della procura regionale della Corte dei Conti – una contestazione di responsabilità all’incuria, inerzia, lacunosa gestione delle opere» nel periodo post-olimpico.

 

Dovranno spigare nel dettaglio perché, nel momento in cui prestavano la loro opera nella struttura direttiva della Fondazione «non hanno avviato un’azione di risarcimento del danno contro Parcolimpico, detentore e gestore di tutti gli impianti, e non hanno esercitato l’azione di responsabilità contro gli amministratori della stessa società».

 

Le contestazioni, che si fondano a loro volta sugli accertamenti (delegati ed eseguiti) del nucleo di polizia economica della Guardia di Finanza, sono riferite - in via prevalente - a Fondazione e Parcolimpico srl, società investita della manutenzione dei beni. Una società, secondo la Corte, «priva di qualunque requisito di professionalità» per farsi carico degli impianti e alla cui costituzione ci sono diverse ombre, sempre secondo i magistrati che parlano di «una procedura opaca e per più aspetti fuori dagli schermi normativi tipici».

 

Ma è la Fondazione che «avrebbe dovuto emanare atti di conservazione del bene pubblico ancor di più visto che insisteva in loro la piena consapevolezza dell’acquiescenza da parte dei delegati alla cura degli impianti (Parcolimpico srl)». Quest’ultima «si è limitata e continua a garantire la gestione minima solo laddove da essa discendano profitti più o meno immediati».