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Non solo Viareggio: da Eternit alla Moby, “impuniti di Stato”

di Giacomo Salvini da Il Fatto Quotidiano del 10-01-2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/10/non-solo-viareggio-da-eternit-alla-moby-impuniti-di-stato/6060823/

 

Una falce. Che spazza via i processi e le speranze dei parenti delle vittime. Tutto impunito: stragi ferroviarie, ambientali, morti per amianto, reati dei colletti bianchi. Molte vittime, nessun colpevole. Grazie alla prescrizione (e non solo). L’ultimo caso è la strage di Viareggio: la Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di omicidio colposo perché è venuta meno l’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Così le stragi diventano incidenti, i morti passanti sfortunati.

 

Eternit.Emblematico il caso della multinazionale Eternit e del suo manager svizzero Stephan Schmidheiny. Dagli anni 80 al 2011 oltre 2.000 persone sono morte dopo aver respirato amianto negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo (Piemonte), Rubiera (Emilia) e Bagnoli (Campania). Nel processo Eternit 1, Schmidheiny fu condannato a Torino a 16 anni e in appello a 18 ma poi, in Cassazione, il reato di disastro doloso e di rimozione volontaria di cautele sui luoghi di lavoro erano stati ritenuti prescritti. A gennaio il manager è stato rinviato a giudizio a Vercelli per la morte di altre 392 persone con l’accusa di omicidio volontario. L’omicidio colposo avrebbe rischiato l’ennesima prescrizione.

 

Bussi.Per quasi 40 anni lo stabilimento Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara) avrebbe avvelenato acqua e suolo ma nel 2014 il Tribunale di Chieti assolse gli imputati per il reato di avvelenamento delle acque e dichiarò la prescrizione per quello di disastro ambientale, derubricato da doloso a colposo. In appello la Corte d’assise dell’Aquila condannò 10 manager su 19 a pene tra i 2 e i 3 anni, dopo un ricalcolo dei termini per il reato di disastro ma, nel 2018, è arrivata la Cassazione: quattro imputati assolti per non aver commesso il fatto e sei manager prescritti per intervenuta prescrizione.

 

Moby Prince. La sera del 10 aprile 1991, il traghetto Moby Prince entra in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada di Livorno: le fiamme si propagano velocemente e, tra scarse segnalazioni e soccorsi in ritardo di un’ora e mezza, il bilancio è di 140 morti e un unico superstite. Partono le indagini ma due mesi dopo, come ha accertato la commissione d’inchiesta parlamentare nel 2018, la Navarma, la Snam che arma la petroliera, l’Agip e gli assicuratori firmano un accordo segreto: Snam avrebbe pagato i danni ambientali, Navarma avrebbe risarcito i familiari delle vittime che in cambio avrebbero rinunciato all’azione legale. Il processo di primo grado per omissione di soccorso e omicidio colposo contro ufficiali di Marina e comandante della Capitaneria di porto si conclude nel 1997: tutti assolti perché “il fatto non sussiste”. Due anni dopo, però, la Corte d’appello di Firenze ribalta tutto riconoscendo la responsabilità dell’ufficiale Agip Valentino Rolla, ma ormai tutti i reati sono prescritti. Nessun colpevole. L’inchiesta è riaperta nel 2018 dopo che la commissione parlamentare aveva fatto luce su nuovi elementi. La Procura di Livorno a dicembre 2018 ha aperto un nuovo fascicolo per strage.

 

Casalecchio di Reno. Il 6 dicembre 1990 un aereo da addestramento dell’Aeronautica decollò dall’Aeroporto di Verona-Villafranca per poi schiantarsi sull’Istituto tecnico di Casalecchio di Reno (Bologna) uccidendo 12 studenti. Per i giudici è un tragico incidente. Il processo di primo grado nei confronti del pilota Bruno Viviani, del comandante Eugenio Brega e dell’ufficiale della torre di controllo Roberto Corsini, accusati di omicidio colposo plurimo e disastro, si concluse con le condanne a 2 anni e 6 mesi e il ministero della Difesa condannato a pagare i risarcimenti. Secondo i giudici di Bologna infatti la strage fu dovuta a tre fattori “intrecciati in modo praticamente inscindibile: un sovraccarico del 12 per cento rispetto al peso raccomandato, la contaminazione da neve e/o ghiaccio, l’inadeguata manovra del pilota”. In appello – sentenza confermata dalla Cassazione – tutti assolti perché “il fatto non costituisce reato”: il pilota era stato sorpreso da un incendio dentro il velivolo mentre si preparava all’atterraggio di emergenza.