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Caro Emilio,
ci hai fatto un brutto scherzo e non sappiamo se te lo perdoniamo.

Sembravi burbero ed eri solare, accogliente, ironico.
 
Eri la rappresentazione plastica di quei pascoli, di quei ciaplé, di quelle morene che attraversavi ogni giorno, passo dopo passo, per salire sempre più in alto. Per un tuo bisogno intimo di purezza.
 
L’unico luogo dove ti piaceva davvero stare: in montagna, dove si respira l’universo mondo, senza miserie, senza finzioni, senza limiti.

Non ti bastavano le nostre di montagne: le hai viste e battute tutte, oltre i confini in Francia come in val d’Aosta, fotografate, radiografate. Conoscevi ogni pianta, ogni animale.
 
Eri giustamente orgoglioso dei due libroni che contenevano le foto dei bivacchi, dei forti, dei rifugi recensiti, sempre accompagnate da didascalie precise; perché ti informavi, studiavi, non ti piacevano le approssimazioni. Andavi alla fonte.
 
Ed è per questo che frequentavi il movimento notav, per essere informato, per avere notizie di prima mano. Non sei mai mancato a nessuna delle iniziative. Insostituibile testimone nel nostro presidio di Borgone.

Il tuo viso, tante volte fotografato da chi viene a studiarci, trasmetteva bene l’essenza, la concretezza di questa appartenenza, di questo amore per la Madre Terra. Da te abbiamo imparato molto.
 
Adesso ce lo puoi dire: ma quante pernici bianche hai preso? Al netto delle palle da cacciatore…
Ci raccontavi che erano più veloci di te, ma noi pensiamo che era una scusa per non fermarne il volo.

Vorremmo salutarti con il suono dei tanti rodon delle mucche che in questi giorni lasciano gli alpeggi. Vorremmo dedicarti ogni transumanza futura, ogni tappeto bianco di pascoli vaganti.

Ti avremo negli occhi e nel cuore e sarà difficile spingere via la tua figura possente, dal posto davanti alla stufa del presidio, perché tu sarai li. Preciso.


I presidianti di Borgone, 11 Ottobre 2016