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Di Matteo: “La corruzione è ancora impunita”

Da Narcomafie del 13-05-2015

http://www.narcomafie.it/2015/05/13/di-matteo-la-corruzione-e-ancora-impunita/

 

«Il sistema finora ha garantito impunità attraverso la prescrizione dei reati. Io come tutti i cittadini, mi aspetto fatti e non parole». Ieri (martedì 12) alla Residenza di Ripetta, a Roma, il Pm Nino Di Matteo, che ha indagato sulla trattativa stato-mafia, e il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo hanno presentato il libro “Collusi”.

Dalle parole del Pm è emerso come sia necessario e imprescindibile interrogarsi sull’esercizio del potere mafioso e quello dello Stato. Come anche importante sarebbe capire quali siano le connessioni e come si possa recidere il legame tra i due poteri che è la “conditio sine qua non” per sconfiggere le mafie. Di Matteo si è anche augurato che il Ddl anticorruzione non sia «un palliativo rispetto al male». Aggiungendo che «corruzione e mafia non sono fattori distinti, ma facce della stessa medaglia».

Una strada tutta in salita quella della lotta alla mafia e alla corruzione. Tanto più che al momento in Parlamento ci sono «politici condannati che cambiano la Costituzione», e vige quasi «l’immunità per la corruzione». Per non parlare poi di indagini, come quelle sulla trattativa Stato mafia, spesso considerate un fastidio più che un dovere.

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, presente all’iniziativa, è intervenuto riflettendo sui problemi legati alle attività che ricadono sotto la definizione “ombrello” di antimafia: «La parola antimafia? Cambiamola. L’antimafia è un problema di coscienza, non una carta d’identità. Ci sono mafiosi che fanno gli antimafiosi, c’è di tutto. […] Dobbiamo stare molto attenti. I mafiosi provano a infilarsi e a confondere. In Calabria poche ore fa hanno distrutto una nostra cooperativa tagliando ulivi secolari». Tanti gli argomenti trattati da Ciotti. «Sugli ecoreati – ha detto – si faccia in fretta, da 20 anni organizzazioni combattono per questo tema. Vogliamo farla la lotta alla mafia o no?».

Altra carne al fuoco per Di Matteo che ha immediatamente ribadito alcuni concetti. «Il dubbio che mi attanaglia è: “Oggi queste indagini sono sentite come necessarie dallo Stato? O sono percepite come un fastidio, un retaggio inutile, una fissazione di magistrati complottisti e acchiappa nuvole?”. L’allora premier Berlusconi parlò di una perdita di tempo e di spreco di risorse pubbliche. Io non mi rassegno al fatto che quel messaggio abbia raggiunto l’obiettivo. Abbiamo bisogno di capire e approfondire, è essenziale per la nostra democrazia».

Quindi il tema della corruzione: «Su oltre 60 mila detenuti – ha detto – solo poche decine scontano pene per corruzione. Il sistema finora ha garantito impunità attraverso la prescrizione dei reati. Io come tutti i cittadini, ci aspettiamo fatti e non parole». Rispondendo ad una domanda su magistrati “prestati” alla politica, infine, Di Matteo ha detto: «Il passaggio ci può essere e deve essere consentito ma deve essere definitivo. Se un magistrato ricopre ruoli politici difficilmente potrà apparire imparziale».