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Tav, il mistero dell’imputato sparito da 2 anni

Gli scontri in Valsusa del 2011, secondo i pm, sarebbero stati preorganizzati, per la difesa non ci sono prove

 

di Paola Italiano da La Stampa del 03-12-2014 cronaca di Torino
http://www.lastampa.it/2014/12/03/cronaca/tav-il-mistero-dellimputato-sparito-da-anni-PIbHKdL31LQ7G1vtAfJ31H/pagina.html

 

In un’accorata arringa, al termine della quale non ha risparmiato un attacco agli inquirenti, l’avvocato Andrea Molé ha chiesto ieri alla Corte l’assoluzione del suo assistito. Con il quale, però, non è mai riuscito a parlare: Matteo Schiaretti, militante No Tav di Parma per il quale la procura ha chiesto una condanna a 3 anni e 10 mesi, è scomparso da 2 anni e 8 mesi.  
È infatti dalla primavera del 2012 che non si hanno più notizie dell’imputato al maxi processo, che era stato colpito dalla misura dell’obbligo di dimora nel gennaio 2012, quando partì la raffica di arresti degli appartenenti al movimento contro la Torino-Lione in tutta Italia.  

 

Il biglietto  
Schiaretti, classe 1980, era già scomparso all’avvio dell’udienza preliminare: il suo difensore chiese per questo di stralciare la sua posizione, ma l’istanza venne rigettata e Schiaretti è processato in contumacia.  
Viveva da solo dopo la scomparsa dei genitori. Ad dare l’allarme sarebbe stato il fratello. A oggi, ancora nessuna notizia sulla sua sorte: al momento della sparizione si fecero accertamenti su un biglietto lasciato in casa che avrebbe lasciato pensare a un suicidio nel Po. Ma le ricerche dei carabinieri non ebbero alcun esito. Gli amici continuano a sperare che sia andato via e che abbia «solo» voluto sottrarsi al processo e all’obbligo di firma quotidiano.  

 

«Basta stereotipi»  
L’avvocato Molé è uno dei legali che si stanno avvicendando nella lunga serie di udienze dedicate alle difese del processo all’aula bunker del carcere delle Vallette contro i 53 attivisti accusati delle violenze e dei danneggiamenti dell’estate 2011 a Chiomonte (il 27 giugno e il 3 luglio). Per loro, i pm hanno chiesto pene per un ammontare complessivo di circa 2 secoli, la sentenza è prevista a gennaio.  
Prima di Molé ha parlato l’avvocato Tiziano Panini, che ha attaccato duramente la ricostruzione della pubblica accusa e la rappresentazione degli imputati, descritti come «professionisti degli scontri».  
«Dobbiamo rompere lo stereotipo del manifestante violento, del piacere innato per la violenza, del fatto di esercitarla come una sorta di hobby. Non è così: anzi, credo che dovremmo ribadire come resistere costi fatica». Subito dopo, l’affondo più deciso: «Solamente nelle dittature l’oppositore politico viene trasformato in un bandito».  

 

Intelligence  
Panini contesta anche l’organizzazione dietro alle due giornate di scontri: «Se c’è stata organizzazione - ha chiesto - dov’è l’attività di intelligence? Come e quando si sono incontrati prima dei fatti, come si sono divisi i ruoli?».  
Poi, il legale fa scorrere alcune delle immagini degli scontri più volte proiettate in aula per ribadire un’argomentazione che accomuna le difese di tutti gli imputati: e cioè che in quelle giornate di guerriglia i No Tav sarebbero state vittime che reagivano. «I lacrimogeni non vennero usati solo ad altezza uomo - è la sua accusa - ma anche a mira d’uomo». E che i No Tav avessero con sé caschi e maschere sarebbe la conseguenza di «come è stato gestito l’ordine pubblico in Italia, già sai che cosa ti aspetta quando vai a manifestare».