vai alla home page

Bookmark and Share

 

TERZO VALICO COME VALSUSA
Sta per scoppiare il bubbone dell’altro Tav

 

di Ferruccio Sansa da Menti informatiche (fonte originale: Il Fatto Quotidiano) 07-04-2014
 http://mentiinformatiche.com/2014/04/terzo-valico-come-valsusa-sta-per-scoppiare-il-bubbone-dellaltro-tav.html

 

Valle Scrivia, Val Polcevera e Val Lemme. Presto milioni di italiani scopriranno dove sono.
Come la Valsusa, diventata famosa dopo le proteste No Tav. La storia del Terzo Valico ferroviario dei Giovi tra Liguria e Piemonte è stata a lungo dimenticata, nonostante gli ingredienti siano gli stessi del Tav: un’opera che costerà miliardi, le polemiche sulla sua utilità. E migliaia di abitanti preoccupati per i danni ambientali che il traforo rischia di provocare. Ma da sabato la questione ha assunto una dimensione nazionale. É finita sul tavolo del Governo, che dovrà pronunciarsi e magari dissipare le ombre e i dubbi che dopo decenni di polemiche e inchieste giudiziarie ancora rimangono.

 

Si sono ritrovati in duemila sabato per sfilare fino al paese di Radimero e poi ai limiti del cantiere . E qui ecco che sembrava di essere in Valsusa: l’altoparlante che chiama i manifestanti al blitz, le cesoie che tagliano i reticolati. Le forze dell’ordine che fanno muro. Le botte e le manganellate che volano. Un carabiniere che rotola giù per il pendio, diversi manifestanti con il volto coperto di sangue. Tra questi il senatore M5S Mario Scibona (il video è stato postato sul blog di Grillo). Nessun ferito grave, ma una certezza: il Terzo Valico è ormai come il Tav. Simili anche le forze in campo.

 

Dopo che per anni quasi nessuno si era filato le proteste degli abitanti, ecco arrivare in valle i rinforzi: antagonisti, militanti No Tav, esponenti politici come l’ex ministro Paolo Ferrero e i deputati Cinque Stelle. L’impressione, come ha scritto più volte Il FattoQuotidiano, è che nonostante i vent’anni di progetti e ritardi, i nodi non siano mai stati affrontati.

 

L’opera s’ha da fare, è la parola d’ordine.
Tanto per cominciare la sua utilità: era nata come alta velocità fino a Milano. Poi si è persa per strada. I promotori sostengono che anche così sia indispensabile per l’economia del Nord-Ovest e il destino del porto di Genova. Ma i dati raccontano un’altra storia: nel 2006 la linea avrebbe dovuto sopportare oltre 5 milioni di teu (unità di misura dei container), mentre oggi siamo a 1,8. E la linea attuale ne regge 3. Poi il tracciato che, una volta lasciata la Liguria, rischia di arenarsi nella pianura dell’alessandrino, dove potrebbe restare strozzato. Ancora: ci si chiede quali saranno le conseguenze per l’ambiente, visto che si rischia di toccare le falde acquifere e che nella montagna è presente dell’amianto.

 

E c’è, infine, il nodo degli appalti. Come sempre in Italia. Una storia infinita, partita addirittura con un’inchiesta della Procura di Genova che indagò sui trafori pilota (si parlò di costi gonfiati del cento per cento). C’erano indagati eccellenti come l’onorevole Luigi Grillo. Finì con la prescrizione grazie alla neonata legge Cirielli. Ma proprio recentemente la Corte dei Conti del Lazio ha riaperto la questione per fare luce sui cento miliardi di lire spesi all’epoca per scavare tunnel inutilizzati. C’è anche chi punta il dito sulla procedura di affidamento dei lavori: Progettazione ed esecuzione dell’opera sono state affidate senza gara, nei primi anni 90, al consorzio Cociv, gruppo Gavio poi Impregilo con l’ingresso di Salini. Committente Rfi, con la supervisione di Italferr.

 

Una grande opera nata male, in epoca di Tangentopoli. Un progetto che in valle speravano fosse destinato a restare nel cassetto. Ma poi, durante l’ultimo governo Berlusconi, ecco che il Terzo Valico è tornato in auge. Monti, con i ministri Corrado Passera e Mario Ciaccia, schiacciò sull’acceleratore, nonostante un conflitto di interessi potenziale, visto che tra i finanziatori dell’opera c’era Banca Intesa. E oggi si va avanti con gli espropri. Le ruspe spianano la terra e i dubbi.

 

Racconta Stefano Lenzi del Wwf: “Il Terzo Valico costa 6,2 miliardi, cioè 115 milioni a chilometro, dieci volte più che in Spagna. Una spesa lievitata dell’ 800 per cento”. A carico dello Stato, ovviamente.