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Il rogo alla Geomont è veramente un “attentato No Tav”?

 

di Elisa Genesio da Nuova Società del 31-08-2013
http://www.nuovasocieta.it/torino/il-rogo-alla-geomont-e-veramente-un-attentato-no-tav.html

 

Il movimento No Tav cerca di fare chiarezza o quanto meno dare la propria versione dei fatti su quanto accaduto la sera del 30 agosto 2013 al cantiere di Chiomonte ponendo alcuni interrogativi che hanno lo scopo di far riflettere. In un comunicato, ricevuto e pubblicato sul sito Notav.info, gli attivisti tengono a precisare che i due ragazzi sono stati fermati «a 20 km di distanza» dal luogo dove sono avvenuti i fatti e che c'erano «nel baule dell'auto alcuni fuochi artificiali di libera vendita», ma che sarebbero stati indiscriminatamente associati all'incendio alla Geomont, mentre «il movimento No Tav non ha appiccato quel fuoco e che due giovani No Tav invece sono accusati sui quotidiani e in televisione di averlo fatto».
«Tutte le certezze che circolano sui fatti che accadono in Val di Susa sono molto fragili» scrivono nella nota, dove pongono anche alcune domande: «E se l'incendio alla Geomont fosse doloso? E se la ditta stessa ha provocato l'incendio per motivi finanziari? E se l'incendio è un avvertimento mafioso che ha le sue origini nel cantiere Tav di Chiomonte?».

 

Nella comunicato il movimento riassume brevemente alcune tappe che hanno portato alla formulazione di questi interrogativi, ricordando innanzitutto che la Geomont è una piccola ditta con sede a Bussoleno che nel 2011 viene inizialmente coinvolta nei lavori di recinzione e primi studi del terreno in quanto già sul territorio valsusino. In seguito verrebbe a poco a poco estromessa dai lavori dalle più grande ditte appaltatrici che relegano la Geomont a lavori marginali e di poco conto che lasciano solo «le briciole». «Nella primavera 2013 la ditta affronta la sua ennesima crisi economica rischiando il già due volte praticato fallimento – continua la nota – Una parte dei suoi operai viene anche lasciata a casa senza lavoro». A questo punto, secondo la ricostruzione del movimento, il titolare della ditta contatta alcuni No Tav «fornendo informazioni dettagliate e utili a bloccare i trasporti della talpa», i cui primi pezzi iniziano ad arrivare al cantiere di Chiomonte in agosto. Il sospetto per gli attivisti contro l'alta velocità è che le intercettazioni telefoniche permettano delle "soffiate" che mettono fine in maniera brusca alle telefonate del titolare della Geomont ai No Tav. Dopo questo avvenimento l'auto privata dell'imprenditore viene schiacciata da una ruspa: «Il titolare richiama questa volta terrorizzato i No Tav e invia una foto del mezzo distrutto. Inconsapevolmente forse una richiesta di aiuto».

 

Le conclusioni del movimento sono semplici: «Sono fatti che hanno un nome solo: mafia. Non possiamo sapere se il titolare in preda all'ennesima crisi economica abbia appiccato lui stesso il fuoco alla ditta per tornare protagonista nel cantiere e per i soldi dell'assicurazione. Non possiamo neanche sapere se altre ditte o organizzazioni abbiano agito nell'intento di punire un "traditore". Sappiamo che il movimento No Tav non ha appiccato quel fuoco».

 

«Chi indaga invece di guardare all'interno del cantiere ieri sera era impegnato a fermare due ragazzi con nel baule dell'auto fuochi artificiali» conclude la nota.

 

Come detto, molte domande su cui riflette. Spetta ora agli inquirenti seguire tutte le piste. Anche perchè non sarebbe la prima volta, soprattutto in Val di Susa, terra nota per i suoi misteri, che come un grande gioco di specchi, la verità non è quella che sembrerebbe certa.