vai alla home page

Bookmark and Share

 

Trasporto pubblico al collasso nemmeno i fondi Fas basteranno

A giugno dovranno essere tagliati il 50 per cento degli autobus e il 34 dei treni.

L'allarme dall'aula di Palazzo Lascaris arriva dall'opposizione, ma stavolta si associa anche l'assessore ai Trasporti Barbara Bonino

 

di Mariachiara Giacosa da Repubblica del 27-03-2013 – Cronaca di Torino
http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/03/27/news/trasporto_pubblico_al_collasso_nemmeno_i_fondi_fas_basteranno-55426347/

 

Il trasporto pubblico piemontese è al collasso. E a giugno dovranno essere tagliati il 50 per cento degli autobus e il 34 per cento dei treni. Per una volta però a lanciare l'allarme non è solo l'opposizione, ma anche la titolare dei trasporti Barbara Bonino che dall'aula di Palazzo Lascaris, ieri, in un consiglio straordinario sul tema, ha chiesto di ridiscutere il bilancio 2013. I conti della Regione, al momento, prevedono un taglio di 120 milioni per i trasporti, autobus e ferroviari, che possono contare solo sui 485 milioni del fondo nazionale (risorse che lo Stato ha raccolto, anche attingendo alle accise regionali, trasferito poi alle Regioni e vincolato al Tpl). La cifra però è insufficiente, ce ne vorrebbero 605. A nulla servirebbe, se mai ci sarà, l'ok allo sblocco dei 300 milioni di fondi Fas che sono già destinati al pagamento di una parte dei debiti del passato. Il taglio poi andrebbe fatto sull'anno ma si concretizzerà solo a giugno, e quindi avrà impatto doppio, con quelle percentuali da capogiro.

 

“Non potremo più garantire la mobilità per i pendolari - ha attaccato ieri il consigliere del Pd Davide Gariglio - le imprese del settore falliranno e ci sarà una valanga di licenziamenti". Ipotesi contro cui già si scaglia la Cgil. Anche Bonino è pessimista e non intravede soluzioni. "Questi tagli non si possono fare, perché crollerebbe tutto l'impianto" ammette.

 

Da dove si potrebbe partire? Le prime linee ferroviarie a cadere sotto la scure sarebbero quei rami secchi risparmiati lo scorso anno: la Novara-Varallo e la Casale-Vercelli. Ma non sarebbe sufficiente. In pole position per sparire ci sono la Biella-Milano, la Cuneo-Ventimiglia (poco frequentata per i tempi di percorrenza e i problemi all'infrastruttura in Francia) e le fermate liguri dei treni per il mare. Ma anche così il risparmio sarebbe minimo. "A rischio c'è anche il sistema ferroviario metropolitano, nonostante gli utenti siano cresciuti tra il 10 e il 20 per cento" spiega Bonino e i treni che adesso passano ogni mezz'ora potrebbero diventare uno ogni ora o ogni due. Qualcos'altro si può racimolare togliendo treni ad agosto e dicembre, quando le scuole sono chiuse, e il sabato, che potrebbe essere equiparato alla domenica quando in media circolano 700 treni invece di 960. "Nulla è al sicuro in questa situazione" profetizza Bonino. Nemmeno linee super frequentate come la Torino-Milano.

 

Insomma si prospetta un taglio radicale, che nemmeno un aumento delle tariffe potrebbe scongiurare. "Un'inutile vessazione per i pendolari, con pochi vantaggi per le casse pubbliche".


Soluzioni per scongiure questa falcidia? Poche. L'opposizione, che su questo tema ha offerto una sponda all'assessore nella battaglia tutta interna alla giunta, chiede di destinare almeno una parte dei 109 milioni del fondo nazionale perequativo ai trasporti (altrove è stato fatto, ma in Piemonte serve per altre spese). Richiesta avanzata anche da Augusta Montaruli di Fratelli d'Italia, stesso partito dell'assessore Bonino che ha presentato una mozione. Se questo non accadrà, o si taglia o si ridiscutono i contratti, con relative controverse legali. La Regione ha invitato le Province a farlo e lei stessa ha avviato una trattativa con Trenitalia: "Hanno troppo margine di guadagno sui contratti - ha detto Bonino - gli abbiamo chiesto di ridurli. Bisognerà trattare perché loro non sono d'accordo".