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Trattativa Stato-mafia, la consulta vuole gli atti ma i pm resistono

 

di Matteo Zola da da Narcomafie del 26/09/12
http://www.narcomafie.it/2012/09/26/trattativa-stato-mafia-la-consulta-vuole-gli-atti-ma-i-pm-resistono/

 

Gli inquirenti palermitani ritengono “perlomeno inusuale” e “un’intromissione, un’invasione di campo” la richiesta dei giudici della Corte costituzionale di ricevere i “brogliacci” delle intercettazioni delle telefonate del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, con l’ex ministro degli Interni, Nicola Mancino. Una richiesta che i pm rispediscono al mittente definendola “poco chiara” ma sembra evidente che, dietro ai toni istituzionali, ci sia una malcelata insofferenza nei confronti della richiesta. Una scintilla che può far riaccendere il fuoco della polemica attorno all’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.


Proprio indagando sulla presunta trattativa gli inquirenti siciliani hanno intercettato le telefonate di Mancino per scoprire se l’ex ministro, all’epoca non ancora indagato, dicesse la verità quando negava i rapporti tra Cosa nostra e uomini dello Stato. Napolitano ha poi sollevato la questione per la decisione dell’ufficio inquirente di non distruggere subito le conversazioni “captate per caso” – così ha sempre sostenuto il procuratore, Francesco Messineo – e comunque giudicate “irrilevanti” dagli stessi pm. La Consulta, chiamata a decidere sul ricorso presentato da Giorgio Napolitano contro la Procura di Palermo, ha chiesto ai pm siciliani, fra le altre cose, il numero e le date delle chiamate registrate dalla Dia e riguardanti conversazioni fra il presidente della Repubblica e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino.


Soprattutto, i giudici della Corte costituzionale, con la loro ordinanza istruttoria, arrivata ieri nel capoluogo siciliano, chiedono i “brogliacci” ovvero i fascicoli dei dialoghi intercettati, e mai trascritti, anche se privi di annotazioni degli investigatori. Una richiesta giudicata poco chiara dai magistrati, che non fanno commenti ma si apprestano a mandare a Roma una richiesta di chiarimenti.


Fra le richieste c’è anche la copia dei provvedimenti di separazione tra i vari pezzi dell’inchiesta: richiesta che sembra mirata a capire in quale parte del fascicolo siano i dialoghi fra Napolitano e Mancino, ma anche se e quando siano stati fatti gli stralci e se vi siano altre parti dell’indagine ancora in corso. Iniziative come queste sono prerogativa degli ispettori del ministero della Giustizia, che in questo caso però non hanno mai ritenuto di dover intervenire. Nella loro ordinanza i giudici costituzionali citano le regole che li autorizzano a superare i divieti posti dalla legge. La Consulta è chiamata a decidere non il merito, ma la legittimità e la conformità riguardanti le prerogative costituzionali del Capo dello Stato.


Insomma, la dolorosa guerra fra istituzioni dello Stato sembra destinata a ricominciare, avvolgendo ancor più di dubbi e interrogativi una vicenda assai delicata – tale da riscrivere gli ultimi vent’anni di storia d’Italia – come quella dei rapporti tra Stato e mafia.