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La SITAF si prenota al banchetto del TAV

SITAF significa (per ora) Società Italiana Traforo Autostradale del Frejus; ne è stato per anni dirigente un certo Mario Virano: si, perché la Società (31,7% ANAS, 36,5% Gruppo Gavio) è anche a partecipazione pubblica (10% Comune di Torino; 8% Provincia), insomma il tipico contenitore ad hoc per il solito giro di architetti e geometri intercambiabili bipartisan con metà DNA partitico e metà imprenditoriale.

 

Dopo aver realizzato e gestito in concessione il tunnel e la A32, l’autostrada della Valle di Susa, per il corredo di storia e personaggi che vanta SITAF sa benissimo che oggi l’affare da non perdere è il TAV Torino-Lione e ben presto l’acronimo aziendale potrebbe essere declinato come Società Italiana Trasporti Autostradali e Ferroviari (o qualcosa del genere, dato che  ambisce di entrare nella costituenda Società di Corridoio multimodale del Frejus).

 

Intanto mette avanti una dote, con fare apparentemente altruistico: un’intera carreggiata autostradale chiusa a tempo indeterminato per kilometri, lasciata ad uso esclusivo della base militare della Maddalena (con metri di alti viadotti trasformati in spalti del fortino da cui novelli arcieri lanciano dardi lacrimogeni, ... più comodi dell’olio bollente) e, su un piatto d’argento, l’ottenimento delle dimissioni da direttore d’esercizio dell’arteria di Sandro Plano (il presidente della Comunità montana che si oppone al TAV).