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Rossetto “libero subito”: mobilitazione a Saluzzo
Già centinaia di firme per la sua scarcerazione: ieri la visita istituzionale di Vattimo, Artesio e Biolè

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 23/03/2012 – pag. 3

 

Sono già centinaia le firme raccolte a Bussoleno per la cam­pagna in favore della scarcerazione di Giorgio Ros­setto, uno dei leader di Askatasuna e del movimento No Tav, arrestato nell'operazione del 26 gennaio. Rossetto, che è originario di Piossasco dove lavora nell'azienda agricola di famiglia, da un anno è residente proprio a Bussoleno con la sua compagna. Ora si proverà anche a presentare una mozione in consiglio comunale, mentre sabato, alle 10.30, è previsto un banchetto di raccolta firme al mercato di Saluzzo e, alle 15, un presidio musicale di fronte al carcere, in regione Bronda.

 

Intanto, ieri, Rossetto ha ricevuto la visita di una delegazione compo­sta dall'eurodeputato Gianni Vattimo, Idv, e dai consiglieri regionali Eleonora Artesio, Federazione della sinistra, e Fabrizio Biolè, Movimento 5 Stelle. Al gruppo, si sono aggregati uno dei legali di Rossetto, Emanuele D'amico, Daniela Ronco e Giovanni Jocteau dell'associazione Antigone, che segue da sempre la situazione delle carceri italiane.

 

Giorgio è in attesa di giudizio. Le istanze per la concessione degli ar­resti domiciliari sono state rigettate a causa dei suoi precedenti per reati "politici". Ma, come hanno denun­ciato i membri della delegazione, all'uscita del carcere e durante una conferenza stampa, anche se non è ancora stato condannato è custodito in un reparto destinato ai detenuti in isolamento.

 

La ragione è che il carcere, aper­to nel 1992 per sostituire quello ricavato nelle fortezza rinasci­mentale della Castiglia, dovrebbe ospitare solo 261 detenuti; invece ne contiene 430. Si tratta di una "casa di detenzione", cioè di una prigione che dovrebbe ospita­re soltanto dete­nuti "giudicati" che scontano una pena. Ma la mancanza di posti e soprattutto la sua protesta contro la negazione delle ore d'aria alle Vallette, all'indoma­ni dell'arresto, hanno determinato il suo trasferimento qui. E' quindi detenuto, in presunzione di inno­cenza, in una vera sezione di isola­mento (non a caso viene chiamata Isol), in condizioni simili a quella dei carcerati mafiosi che, nello stesso carcere, stanno scontando la pena in regime di 41 bis.

 

Divide la cella con un Marocchi­no. Il compagno che aveva trovato al suo arrivo ha raccontato di avere vissuto in quella condizione per un anno e mezzo, prima del processo. Le altre celle del reparto ospitano tre detenuti ciascuna, per un totale di 12. Come in altre carceri, se uno deve muoversi per andare in latrina, due di loro devono sdraiarsi sulle brande per lasciarlo passare. I pasti (ieri erano serviti gnocchi al sugo e polpettone), devono essere consumati in piedi o seduti sui letti. I detenuti hanno lamentato condizioni sanitarie molto carenti, ad iniziare dalle cure dentarie e alle visite specialistiche che dovrebbe­ro essere garantite dall'Asl.

 

Ma la denuncia più forte, Rosset­to e gli altri compagni di sezione, l'hanno messa nero su bianco in una lettera e ribadita alla delegazione. Riguarda le ore d'aria. Visto che la sezione è nata per l'isolamento, anche se sono in attesa di giudizio devono godere dell'ora d'aria in celle all'aperto della lunghezza di 8 metri per 2, con pareti alte sei metri, dove finora non è filtrato il sole. Può accedere solo un detenuto per volta che non fa altro che passeggiare frenetica­mente avanti e indietro per un'ora, come una tigre in gabbia. «Agli altri detenuti, quelli che scontano una pena, sono concesse due ore d'aria per due volte al giorno, in un cortiletto comune - ha ricordato la delegazione - A quelli che sono soltanto "indagati" è concessa solo una cella aperta senza con­tatti con gli altri, perché si trovano, appunto, in una sezione costruita per ospitare detenuti in isolamen­to. Eppure Rossetto e gli altri non sono in isolamento. La carenza di agenti, poi, limita ulteriormente l'esercizio di diritti elementari, perché non c'è personale per gli accompagnamenti. Tutti questi detenuti non possono svolgere le attività dì lavoro e di formazione (c'è un birrificio e vengono svolti corsi per cuoco e arti pittoriche), e per tutto il carcere sono presenti solo due educatori».

 

Alberto Perino, in conferenza stampa, ha ricordato che i 168 milioni per scavare il tunnel della Maddalena erano stati reperiti tra le risorse destinate alla sicurezza scolastica e proprio all'edilizia carceraria.«Tutti i No Tav ancora in carcere - ha detto - sono ancora in presunzione dì innocenza, come garantisce la nostra Costituzione e potrebbero stare agli arresti domiciliari».

 

L'avvocato D'Amico, per solle­vare il problema delle condizioni nel carcere di Saluzzo, presenterà una causa di risarcimento civile, appoggiandosi a un precedente di Lecce. «E ' un modo per atti­rare l'attenzione su come, con la scusa delle carenze di strutture e di organico, vengano soppressi i diritti». Vattimo, Artesio e Biolè chiederanno invece un'ispezione a Saluzzo da parte del ministero di Grazia e giustizia. Artesio ha anche denunciato la mancata nomina da parte della giunta regionale del Garante dei diritti dei detenuti, prevista da una legge regionale approvata nella scorsa legislatura.