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Don Gallo alla valle No Tav: «Guai se mollate»
Quasi un migliaio sabato sera a Vaie per ascoltare il 'prete partigiano'

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 4/10/11 – pag. 2

 

Vaie - Nemmeno per un ospite di grido come Marco Travaglio si era visto un "centro sociale Primo Levi" così pieno, palestra, andro­ne e spogliatoi compresi. A voler fare cifra tonda, non è azzardato dire che per don Andrea Gallo si è mosso quasi un migliaio di per­sone. Credenti e non, moderati e meno moderati, attivisti e meno attivisti. Certo è che la platea di sabato sera era in buona parte No Tav perché gli universi di riferimento, le speranze e le critiche sociali sono le stesse. Don Gallo, prete degli ultimi, prete partigiano, quello che la sua pre­ghiera sono i primi 12 articoli della Costituzione. Quello che vede in Antonio Gramsci, Giorgio Bocca e Bertolt Brecht dei maestri di vita. Quello che fa del "vangelo secondo De Andre" il suo quinto vangelo. Quello che inizia la sua giornata pregando-cantando una canzone che fa così: «Una mattina, mi son svegliato, o bella ciao! bella ciao! bella ciao, ciao, ciao!».

 

L'intramontabile inno partigia­no è anche il modo non certo casuale con cui il sacerdote genovese hascelto di presentarsi alla platea valsusina. Sigaro in bocca, cappello nero sul capo e sciarpa rossa al collo, al suo ingresso in palestra è stato accolto da una standing-ovation. Quindi è salito sul palco e ha iniziato alla sua maniera, dicendo di non essere un prete scomunicato e raccontando dei cardinali che gli chiedono: «Ma tu che sei un prete, preghi?». «Certo - ribatte lui - io mi alzo tutte le mattine pregando e cantando». «Ah, canti i salmi?», gli chiedono. «Ma veramente eminenza non è proprio un salmo, io so solo che canto così». Eintona "Bella ciao". La canta dall'inizio alla fine insieme al pubblico in pie­di, mentre corre e saltella sul palco come un ragazzino sventolando la sua sciarpa rossa. Non c'era bisogno di questo per accattivarsi la folta platea accorsa lì per lui, ma è chiaro che un esordio così ha fatto sentire tutti i presenti a casa propria.

 

Poi, dopo il saluto dell'assessore Alberto Lorusso e del sindaco Lionello Gioberto, sul palco insieme a Katia De Matteis, ispiratrice della serata, don Gallo è partito a raffica. Due-ore-due di monologo senza sosta, senza mai sedersi neanche una volta, tacendo le "vasche" avanti e indietro tutta la sera. E non dimentichiamo che ha già 83anni. Così, per tutta la serata, il don genovese ha dispensato con la consueta ironia aneddoti, battute e racconti tratti dall'università dove ha conseguito la laurea: «L'uni­versità della strada». Prima di venire a Vaie, don Gallo avrebbe dovuto salire a Chiomonte per toccare con mano la mili­tarizzazione al fortino della Maddalena, ma non è stato possibile a causa di alcuni intoppi che ne hanno ritar­dato l'arrivo in valle. «Scherzi da prete ». direbbe lui. Ma le sue prime parole le ha rivolte proprio ai No Tav, come doveva essere.

 

Prima ci ha scherzato su: «Quando sono arrivato mi han fatto mettere la firma su una ban­diera No Tav e ho visto che c'era già quella di Beppe Grillo. Quan­do lo incontro gli dico: "Brutto genovese avaro, potevi scrivere qualcosa di più "». E poi: «Voi valsusini, vi parla un partigiano. siete gli unici in Italia. Gli unici, anche perché siete in mezzo alle montagne, che siete rimasti nella Resistenza. Guai se mollate, perché il vostro è ancora un presidio di democrazia». Applausi scroscianti. Da sacerdote, non può non toccare il tasto della salvaguardia del Creato: «Ve lo dirò biblicamen­te: quando Jahvé affidò la terra promessa ad Abramo gli disse: "Questa terra non è tua, è mia, e quindi è di tutti ". Invece questi qui, impunemente, fanno della terra quello che vogliono e vengono a distruggere un'opera d'arte. La vostra resistenza è la risposta che date al capitalismo, che tra i suoi obiettivi ha quello di distruggere le istanze collettive, lo stare insie­me. Guardate quanto sono divisi i sindacati. Se voi stasera siete in così tanti per un vecchio babbione come me, date un grosso schiaffo ai capitalisti».

 

Il suo, comunque, è stato tutt’altro che un comizio No Tav. Don Gallo ha davvero parlato per due ore "a ruota libera", come diceva il titolo della serata organizzata dall'amministrazione comunale e dalla Pro Vaie. Un po' sacerdote e un po' politico, nel senso non dispregiativo del termine. Un po' filosofo e un po' intrattenitore. Ha parlato di Resistenza, di Costitu­zione, di politica, del vangelo e dei giovani, speranza del futuro, e del messaggio che lanciarono al G8 di Genova, che lo aveva visto sfilare in piazza a fianco degli anarchici. Ha parlato della crisi, del Pd e della sinistra che non c'è, "delle ramanzine che si prende dagli alti prelati ogni volta che osa criticare la Chiesa e le gerarchie ecclesiastiche. Degli ultimi e degli emarginati a cui ha dedicato tutta la sua missione sacerdotale.

 

Ma ha anche regalato alcu­ne perle di ironia, come quando saltando da un tema all'altro ha detto: «Vi devo dare una notizia importante, segreta eh... non si sa, ma sembra che vogliano farmi vescovo di Susa». O ancora quando ha raccontato del sostegno della Chiesa ai governi Berlusconi : «Un giorno un cardinale mi ha chiesto: "Ma secondo lei Gallo, Berlusconi è un uomo di fede? ". E gli ho risposto: "No, semmai è Fede che è un uomo di Berlusco­ni». Per il gran finale ha scelto la bandiera della pace e la sua lettera a "Faber", Fabrizio De André, prima di firmare per oltre un''ora (con dediche personalizzate) decine e decine di libri ai tanti presenti che non si sono trattenuti dall'acquistarne uno. A proposito, nota di cronaca: oltre agli amministratori comunali di Vaie, ad ascoltarlo in palestra c'erano il presidente della Comunità montana Sandro Plano e la sindaca di Avigliana Carla Mattioli, ma anche il parroco di Vaie, don Roberto Bertolo.