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La tassa occulta chiamata corruzione, Ciotti: “coma etico del paese”

 

di Matteo Zola da da Narcomafie del 1/10/12
http://www.narcomafie.it/2012/10/01/la-tassa-occulta-chiamata-corruzione-ciotti-come-etico-del-paese/

“Il Paese versa in uno stato di coma etico”, così don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera, ha commentato il dossier presentato dalla stessa Libera, con Legambiente e Avviso Pubblico, a Roma nella sede della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani. «Una tassa occulta, che impoverisce e inquina il Paese»: così viene definita la corruzione nel dossier che pesa per circa 10 miliardi di euro l’anno in termini di Pil e quindi di perdita di ricchezza, per limitarsi ai danni economici cui vanno aggiunti quelli altrettanto gravi del degrado etico e sociale.


“Ora basta: servono scelte chiare e nette, anzi categoriche – ammonisce don Luigi Ciotti, che avanza un paragone- come nella lotta alla mafia, non sono possibili mediazioni nella lotta contro la corruzione, che tiene in ostaggio la democrazia e si affianca all’emergenza etica. Nel nostro Paese si considera normale tutelare i tornaconti personali. La situazione è davvero grave, se oltre a chi fa il male c’è anche chi guarda e lascia fare». Ciotti, che con Libera è da anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, sottolinea come il fenomeno della corruzione in Italia non sia meno grave di quello mafioso. E la situazione politica, economica e morale in cui versa il nostro Paese richiede interventi forti. Le sue parole pesano ancor più se si pensa che la legge contro la corruzione resta congelata in Parlamento a causa del niet del Pdl.


Il dossier contiene numeri che parlano da soli: l’onere sul bilancio pubblico italiano è stimato per difetto in 50-60 miliardi di euro l’anno; mentre è di 10 miliardi la perdita di ricchezza causata dalla corruzione, pari a 170 euro di reddito pro capite e al 6% in termini di produttività. Su 100 cittadini italiani, 12 di loro si sono visti chiedere una tangente contro gli 8 della media europea. In termini assoluti, vuol dire che ben 4 o 5 milioni di italiani hanno ricevuto una richiesta di tangente. C’è poi il fenomeno della corruzione “ambientale” che interessa il ciclo dei rifiuti come l’abusivismo edilizio, le lottizzazioni come le bonifiche, i traffici e i riciclaggi, con un danno che non si misura solo in soldi ma anche in salute dei cittadini.


E in questo clima che alcuni, a ragione o a torto, definiscono “antipolitico”, il dossier di Libera, Legambiente e Avviso Pubblico si propone come un’iniziativa fortemente politica e costruttiva. Un altro dato deve far riflettere in tal senso: su 33 grandi opere nel triennio 2007-2010 il costo sostenuto dalle casse pubbliche è lievitato dai 574 milioni di euro previsti al momento dell’assegnazione dell’appalto, agli 834 milioni di euro con un aggravio aggiuntivo pari al 45% del valore iniziale di aggiudicazione. Dove sono finiti quei soldi? In buona misura a “oliare” la macchina politica e burocratica. Non ci si stupisca dunque della cosiddetta “antipolitica”.